mercoledì 18 settembre 2013

Acqua (poco) azzurra, acqua cara....

La situazione del Servizio Idrico nella Marsica è talmente grave che merita di essere affrontata con un “Piano Marshall regionale” per l’acqua che ponga urgente rimedio ai gravissimi problemi ambientali, sociali ed economici riguardanti la gestione del Servizio Idrico nella Marsica e nell’intera Regione. Per usare un termine diffuso negli ultimi giorni, bisogna effettuare un vero e proprio parbuckling della gestione disastrosa degli ultimi anni.


Esprimiamo sconcerto e profonda preoccupazione relativamente alla gestione del Sistema Idrico Integrato nella Marsica. A fronte dei gravissimi problemi economici ed ambientali emersi clamorosamente negli ultimi mesi –  a partire dalla mancanza di depuratori funzionanti ed efficienti (con gravissime ripercussioni sullo stato delle acque del Fucino) – manca in sede politica e istituzionale un dibattito trasparente e serio.
Il CAM è gravemente inadempiente rispetto agli obblighi scaturenti dalla convenzione ventennale del 2007 ATO-CAM e ci chiediamo perché il Commissario Unico Straordinario non abbia ancora deciso di revocare la concessione di affidamento.
Basti pensare che – come attestato dal recente Piano Industriale - il CAM ha tralasciato completamente gli investimenti per le infrastrutture e per la depurazione: negli ultimi anni su 15 milioni versati dai cittadini destinati agli investimenti per le opere di depurazione, sono stati effettivamente impiegati solo 300.000 euro. Ci sorge spontanea qualche domanda: gli altri soldi che fine hanno fatto?  Lo stratosferico debito deriva solo dal fatto che la tariffa era troppo “bassa” (come ripetono molti) o c’è dell’altro? E’ vero che i fanghi dei depuratori non vengono rimossi per impossibilità di pagare i fornitori e che le sostanze tossiche vanno così a inquinare le falde? E’ vero che il CAM non ha soldi per riparare le tubature rotte? Perché il Consorzio  continua ad ignorare le più elementari norme di trasparenza quali la pubblicazione dei verbali degli organi di gestione? C’è tuttora qualcosa da nascondere?

La situazione è talmente grave che persino la Prefettura sta intervenendo convocando riunioni e tavoli. Al contempo le Autorità che hanno poteri di controllo sul CAM (Regione, Commissario Unico Straordinario) e che dovrebbero esercitare i propri incisivi poteri rimangono silenti e inerti. La questione “acqua” si sta  trasformando solo in un problema di ordine pubblico? La Regione e l’ERSI intendono delegare ogni decisione all’Autorità di Pubblica Sicurezza?
L’assordante silenzio della Regione e dell’ERSI legittima peraltro le idee più strampalate. Parte dei Comuni soci vorrebbero creare una bad company ove stornare tutte le passività e i debiti istituendo al contempo una nuova società mista pubblico-privata cui affidare la gestione del S.I.I., in barba al referendum del 2011; si parla di affidamenti trentennali per creare una posizione di monopolio appetibile per i privati in quanto idonea ad assicurare profitti enormi e sicuri, ma l’acqua è un diritto umano universale e nessuno può appropriarsene, né farci profitti! Infine c’è chi pensa che i problemi possano essere risolti da un gruppo di “saggi” che, come gli alchimisti medievali, dovrebbe escogitare, nel segreto delle loro stanze e con la connivenza di troppa politica, rimedi francamente impossibili e per di più contrastanti con l'abolizione legislativa degli ATO provinciali e subprovinciali e la creazione di un un unico ATO regionale (ATUR).

Riteniamo che l’Autorità titolare della concessione di affidamento al CAM S.p.A. (ossia il CUS, erede dell'Ente d'Ambito) debba trarre le conseguenze di questa situazione e cercare veri rimedi. Vi sono dirigenti regionali che da vent’anni prendono tutte le decisioni sull’organizzazione e la gestione del Servizio Idrico Integrato e  hanno assecondato – quantomeno per omesso controllo –la pessima gestione del CAM. I Comuni, a loro volta, sono doppiamente colpevoli in quanto sono soci del CAM e membri dell'Ente d'Ambito, e non hanno esercitato il proprio controllo né nell'una nè nell'altra veste. Oggi i dirigenti della Regione e gli amministratori dei Comuni non possono far finta di scendere dalla luna.

La situazione del Servizio Idrico nella Marsica è talmente grave che merita di essere affrontata con un “Piano Marshall regionale” per l’acqua che ponga urgente rimedio ai gravissimi problemi ambientali, sociali ed economici riguardanti la gestione del Servizio Idrico nella Marsica e nell’intera Regione. Per usare un termine diffuso negli ultimi giorni, bisogna effettuare un vero e proprio parbuckling della gestione disastrosa degli ultimi anni.

mercoledì 11 settembre 2013

La depurazione che non c'è: e noi paghiamo!

Lo scorso 27 ottobre 2012, il wwf Marsica ha inviato una denuncia di abbandono rifiuti in località Ponte Baggiano, nella quale si chiedeva non solo la bonifica dell’area, ma anche di effettuare un’analisi microbiologica per capire lo stato di qualità delle acque irrigue nelle località medesima.
A seguito di questa richiesta il giorno 13 novembre 2012 l’Arta Abruzzo ha effettuato sopralluogo e prelievo di campioni di acqua in due punti nella località di Ponte Baggiano. Il risultato delle analisi è stato comunicato a vari enti tra cui ASL, Consorzio di Bonifica Ovest e Regione Abruzzo. Le analisi parlavano chiaro, qualità microbiologica delle acque pessima con presenza di Enterococchi, Coliformi e Salmonella.

Il 13 gennaio 2013 l’Ufficio Qualità delle acque della Regione Abruzzo chiedeva formalmente all’ARTA di procedere ad informare della situazione riscontrata anche il Sindaco del comune di Avezzano affinché  potesse prendere gli opportuni provvedimenti. Provvedimenti che non sono mai arrivati.

Oltre al comune di Avezzano, la comunicazione di cui sopra venne inviata per conoscenza anche ad altri enti tra cui il Consorzio di Bonifica Ovest, il quale con comunicazione del 24 gennaio 2013 evidenziava di essere responsabile della sola manutenzione dei canali fucensi mediante riprofilatura e risagomatura periodica delle sponde e non dello stato di qualità delle acque.

Tuttavia oggi veniamo a conoscenza di  un’ordinanza comunale (ORD. N. 435) con cui si fa divieto assoluto di prelievo ed utilizzo delle acque a scopo irriguo in località Ponte Baggiano a seguito di analisi effettuate nello scorso mese di luglio (ignorando totalmente le precedenti analisi) e si chiede al Consorzio di Bonifica Ovest di provvedere al risanamento delle acque.

Tutto questo ci lascia estremamente perplessi sia in merito ai tempi, alle modalità e alle competenze dei soggetti interessati che a questo punto sembrano mostrare un evidente stato di confusione riguardo ai propri ruoli e funzioni. Ci chiediamo come mai nulla sia stato fatto prima dell’inizio della stagione agricola dato che i presupposti c’erano tutti. Ci troviamo di fronte al classico caso tutto italiano in cui si chiudono le porte dopo che i buoi sono ormai usciti  dalla stalla. 
L’inquinamento microbiologico delle acque del Fucino rappresenta la totale inadempienza di chi doveva depurare e non lo ha fatto e di chi doveva tutelare e assicurare all’economia agricola una qualità della risorsa idrica a dir poco eccellente dato che i prodotti finiscono sulle nostre tavole. Senza contare che i cittadini sostengono costi che riguardano non solo  i consumi, ma anche la depurazione delle acque, un servizio quest’ultimo totalmente assente, ma che paghiamo profumatamente.

Alla luce di tutto ciò, ci auguriamo che sul fronte della depurazione si inizino a fare meno parole e a lavorare concretamente ciascuno con i propri ruoli e competenze perseguendo obiettivi di tutela, igiene sanitaria e sicurezza alimentare, e si torni a parlare dei prodotti del Fucino come prodotti di eccellenza e qualità, cosa che non sarà possibile fare se la risorsa idrica continuerà ad essere soggetta ad una gestione che ci limitiamo a definire inadempiente e fallimentare.

Si rende noto che il wwf Marsica il 23 ottobre 2012 ha inviato una richiesta di informazioni sullo stato attuale dei depuratori a tutti i comuni marsicani mentre a febbraio 2013 ha segnalato alla ASL di competenza altri 7 punti di prelievo delle acque sull’intero territorio Fucense. Dopo aver ottenuto con molta fatica le risposte dai vari comuni, siamo ora in attesa del completamento dei monitoraggi e conseguenti  risultati delle analisi,  per poi procedere alla stesura e presentazione di un dossier che auspichiamo diventi un documento da cui partire per lavorare in sinergia cittadini e amministratori con proposte e azioni concrete relativamente al discorso depurazione delle acque.

mercoledì 7 agosto 2013

Il Wwf Marsica diffida il comune di Avezzano

E’ stata inoltrata al Comune di Avezzano, alla Procura della Repubblica di Avezzano e  al Corpo Forestale dello Stato l’istanza di accesso agli atti con cui il Wwf Marsica chiede formalmente di poter accedere alle informazioni di natura ambientale (Ex D.Lsg 195/05) relativamente ai lavori di sistemazione del piazzale antistante la Chiesa della SS. Trinità in Via Garibaldi e ai lavori di realizzazione di una rotatoria in Piazza Orlandini.

I lavori hanno portato al taglio “improprio” di 20 alberi, patrimonio arboreo e dell’intera collettività, tutelato sia dalle leggi nazionali, regionali che dallo stesso regolamento comunale.
Il wwf Marsica diffida  il Comune di Avezzano dal proseguire i suddetti lavori e a rendere immediatamente funzionante la Commissione Comunale per la Gestione del Verde pubblico così come prevedono i regolamenti n. 92 provato con Delibera di C.C. n. 92 del 6.10.1997 e il regolamento n 31 approvato con Delibera di C.C. n. 31 del 23.4.1997, a tal fine l’associazione ambientalista manifesta la volontà di partecipare alla stessa Commissione così come regolamento prevede. 

"La gestione del verde pubblico in questa città appare totalmente allo sbando e priva di tutela e pianificazione – commenta Angelo Viscogliosi, Presidente Wwf Marsica – parliamo di un bene che appartiene alla collettività e che svolge funzioni sociali, paesaggistiche ed igienico - ambientali fondamentali. Relativamente al taglio dei 20 alberi effettuato la scorsa settimana chiediamo che questi vengano immediatamente ripiantati e soprattutto chiediamo di sapere se prima di operare il taglio, sia stato acquisito il parere del Corpo Forestale dello Stato, così come previsto dal art. 6 della  legge regionale n. 12 del 28.5.2013. Solo nell’area del quadrilatero sono state contate 94 piante che negli ultimi decenni il Comune di Avezzano non ha ripiantato dopo il taglio. Il numero è approssimato per difetto, nel senso che non sono state conteggiate le piante malandate  e quelle danneggiate. Immaginiamo sull’intero territorio comunale.”

Continua la raccolta firme promossa dal Wwf Marsica, invitiamo i cittadini a recarsi presso la Bottega del Commercio equo solidale in piazza Matteotti per dare il proprio contributo alla petizione con cui si chiede a questa amministrazione di tutelare  un bene che ci appartiene fin dai tempi del dopo terremoto. Chiediamo che Avezzano inizi davvero a muoversi secondo i criteri e le tecniche che sono il fondamento della sostenibilità e che possono rappresentare  un vero e proprio salto di qualità nella gestione di questa città. Si può firmare la petizione anche collegandosi al sito del wwf Marsica (wwfmarsica.blogspot.com)
Forestale dello Stato 

sabato 3 agosto 2013

Petizione popolare a tutela dei nostri alberi

By Lorenzo Manfreda
Fa più rumore un albero che cade di una foresta che cresce.
(Proverbio cinese)

Il wwf Marsica lancia una petizione popolare con cui si chiede alla Città di Avezzano di tutelare il patrimonio arboreo (così come il regolamento comunale e le leggi nazionali e regionali prevedono). 

La petizione può essere firmata direttamente online, collegandosi al sito del Wwf Marsica (wwfmarsica.blogspot.com) e relativa pagina facebook, oppure recandosi di persona presso la Bottega Equosolidale sita in Piazza Matteotti (aventi stazione dei treni).





A seguito dell’immotivato taglio di alberi che ha coinvolto la zona di via Garibaldi il wwf Marsica ha presentato una protesta formale al Corpo Forestale dello Stato e all’Amministrazione Comunale motivando in modo preciso e puntuale la propria contrarietà a quanto accaduto al patrimonio arboreo della città e chiedendo che le norme previste dalla Legge e dallo stesso regolamento comunale (C.C. n. 92 del 6.10.1997) vengano rispettate e messe in atto.

Il comune ha risposto alla segnalazione del Wwf motivando che gli alberi tagliati erano malati e che verranno rimpiazzati.

“Siamo andati sul posto, e abbiamo fotografato ciò che ne resta – dichiara Angelo Viscogliosi presidente della sezione locale del wwf – e possiamo dire con certezza che sul totale di alberi tagliati quelli realmente malati sono il 10 %, ovvero 2 su 20. In alcuni punti, per creare parcheggi auto,  ridurranno i marciapiedi di un metro e mezzo, di conseguenza lì non sarà affatto possibile ripiantarne di nuovi”.

Non sempre succede che ogni albero tagliato è in seguito rimpiazzato  - fa sapere dal suo blog Giuseppe Pantaleo, illustratore grafico e socio fondatore wwf Marsica – è sufficiente una passeggiata per la città per rendersene conto: solo nel Quadrilatero, sono decine i monconi d’albero. Pericolosi quando nevica, tra l’altro”.

Nel corso degli anni e delle varie amministrazioni, Avezzano ha visto operare cambiamenti che avrebbero dovuto apportare delle “migliorie” all’urbanistica della città, ma di fatto si è sempre andati dalla parte opposta. Ben vengano gli interventi di manutenzione della città se necessari, ma chiediamo che questi vengano operati avendo cura e rispetto dell’ambiente, adottando criteri progettuali e urbanistici che tengano espressamente conto anche delle funzioni vitali che 

LA VEGETAZIONE ARBOREA RIVESTE AI FINI  PAESAGGISTICI, SOCIO-CULTURALI E IGIENICO-AMBIENTALI PER LA CITTÀ DI AVEZZANO E PER IL SUO TERRITORIO
(art.1 delibera di C.C. n. 92 del 6.10.1997)

Foto: appositamente ideata per noi da Lorenzo Manfreda

mercoledì 31 luglio 2013

Avezzano nuoce gravemente al verde pubblico

E dopo il taglio dell’albero in Piazza Risorgimento per far posto al busto in pietra e metallo di Camillo Corradini ecco che ad Avezzano si continua a nuocere gravemente al verde pubblico. 


Stavolta si tratta di realizzare due progetti e per farlo hanno tagliato di netto 20 alberi di Robinia.  Un progetto prevede la realizzazione della rotatoria di Piazza Orlandini, l'altro quello della sistemazione del sagrato e dintorni della Parrocchia SS. Trinità su Via Garibaldi, vicino all'incrocio con Via Colonna. Non solo hanno ben pensato di tagliare gli alberi, ma persino di ridurre  di un  metro e mezzo la larghezza dei marciapiedi per far posto ad altri parcheggi per le auto! Così funziona nella metropoli Marsicana: lì dove esistono parcheggi auto, questi vengono occupati da brutti e fastidiose gabbie di vetro e metallo dove gli avezzanesi sostano per un aperitivo e lì dove ci sono alberi e verde urbano mettono i parcheggi!
E pensare che nel 2011 proprio questa città ospitò presso il Castello Orsini un convegno in cui l'urbanista Georg Josef Frish, sottolineava che per migliorare la qualità della nostra città bisogna ridurre lo spazio alle auto! Si predica bene ad Avezzano ma si razzola davvero molto male.

Premesso che si sta violando una legge regionale che tutela gli alberi inseriti nel paesaggio urbano disciplinandone l’eventuale taglio, ci si chiede se a quest’opera non si possano valutare soluzioni alternative e più decorose. Tanto per fare un esempio: ciò che la gran parte degli avezzanesi ignora è che in fondo a Via Garibaldi c’è l'Aia dei Musei che ospita il Museo lapidario, famoso in tutto il mondo tra gli studiosi grazie ai pezzi unici e di valore inestimabile qui conservati. Se Avezzano fosse stata una città all’avanguardia amministrata in modo etico, consapevole, socialmente ed economicamente utile  oggi in Via Garibaldi avremmo visto operai impegnati nella costruzione di una pista ciclabile o nella manutenzione dei marciapiedi, valorizzandoli  e, ove necessario, ampliandoli, consentendo così alle scolaresche, alle famiglie o ai gruppi di amici di poter raggiungere il museo a piedi, in bicicletta, in tutta sicurezza e accompagnati dalla bellezza e dall’armonia del verde urbano. Modello virtuoso di mobilità e architettura urbana sostenibile dal quale ahinoi questa città è davvero troppo lontana.

E se proprio si voleva intervenire sui marciapiedi, allora perché non riparare quelli situati sempre su Via Garibaldi dopo l'incrocio con via sant'Andrea? Questi sono completamente frantumati e pericolosi per la sicurezza dei pedoni! E la situazione è simile anche in altre parti della città.E’ inaccettabile che una rotatoria o la risistemazione del sagrato di una chiesa diventino il pretesto per eliminare alberi e ridurre marciapiedi. Ancora una volta si interviene sull’aspetto urbanistico di questa città senza fare un vero salto di qualità in avanti!

La strage degli innocenti

Un intervento tanto dissennato non si vedeva dai tempi della Giunta Spallone, che dispose la riduzione dei marciapiedi e l’abbattimento di magnifiche alberature urbane.

Scellerata è l' operazione di taglio ed espianto di decine di imponenti alberi di robinia (Robinia pseudoacacia) che l’Amministrazione comunale di Avezzano ha già eseguito in Piazza Orlandini, e sta proseguendo in Via Garibaldi  a fianco della Chiesa della SS. Trinità.

Si tratta di un fatto gravissimo e illegale: ci chiediamo chi abbia potuto disporre un intervento così assurdo che oltre a contrastare con le regole della tutela ambientale, del decoro e dell’arredo urbano, contrasta palesemente con l’art. 6 della legge regionale Abruzzo n. 12 del 28 maggio 2013 e con l’art. 9 della legge regionale Abruzzo  n. 38 del 1982”.

Entrambe le norme, infatti, impongo limiti all’abbattimento, all’estirpazione e al danneggiamento di “alberi monumentali, dei filari e delle alberate di particolare pregio paesaggistico, naturalistico, monumentale, storico e culturale”.

Ricordiamo ancora una volta che la città di Avezzano ha aderito ad Agenda 21 a alla Carta di Aalborg: entrambi i documenti rappresentano un ampio programma di pianificazione e azione volto alla creazione di un modello urbano sostenibile, con particolare attenzione al verde pubblico fondamentale nello svolgere funzioni sociali, ricreative, igieniche, culturali, estetiche ed architettoniche.

Per quanto riguarda la questione “verde urbano” è triste dover constatare che le decisioni dell’amministrazione comunale continuano non solo ad essere in contrasto con le Norme ed i principi di sostenibilità, ma che le dichiarazioni contenute nel programma elettorale (attenzione al decoro urbano, alla tutela dell’ambiente e dei pedoni) sono rimaste tali, senza alcun seguito concreto.
Si prosegue in politiche scellerate che da decenni rendono la nostra città sempre più degradata sia dal punto di vista estetico che ambientale. 

Invitiamo i cittadini ad inviare email di protesta al Comune di Avezzano:  Indirizzo email

giovedì 4 luglio 2013

Bussi: il Governo azzera la bonifica

Colpo di spugna sulla bonifica a Bussi? Con il “Decreto del Fare” la salute dei cittadini subordinata al profitto delle aziende. Nel provvedimento anche una nuova spinta a favore della Centrale Powercrop ad Avezzano. Il WWF:" inaccettabile, i parlamentari abruzzesi assicurino l'impegno per cambiare le norme in sede di conversione in legge"


Il WWF lancia un appello ai parlamentari eletti nella regione affinché si mobilitino nei prossimi giorni per tutelare la salute e l'ambiente degli abruzzesi cambiando due norme letteralmente dirompenti contenute nel cosiddetto “Decreto del Fare” che ora è all'esame del Parlamento per la conversione in legge.  Infatti, il testo voluto dal Governo può portare ad effetti gravissimi sulla questione della bonifica del sito di Bussi (nonché di tutti i siti inquinati presenti nella regione, come il Saline-Alento e l'area industriale di Chieti) e sulla vicenda della Centrale Powercrop ad Avezzano.

La prima norma, contenuta nell'art.41, riguarda le bonifiche dei siti inquinati. Addirittura, anche in caso di conclamato impatto sulla salute dei cittadini (invitiamo a leggere l'incredibile formulazione del testo!), si subordina la rimozione delle cause che hanno portato all'inquinamento delle falde acquifere alle esigenze economiche delle aziende coinvolte. Sostanzialmente, in caso di “insostenibilità economica” (il decreto non precisa neanche in che termini, basterà un'autocertificazione?), invece di rimuovere terreni inquinati e rifiuti sotterrati si potrà agire solo sugli effetti e, cioè, limitarsi a trattare le acque inquinate, senza limiti di tempo. Si interviene, quindi, sui sintomi e non sulla cura della malattia. A peggiorare, se possibile, il quadro, il decreto indica che il trattamento delle acque deve assicurare solo una “attenuazione” e “riduzione” del livello degli inquinanti che fuoriescono dal sito inquinato attraverso le acque, senza precisare valori. Pertanto se si passa da valori 1000 volte superiori ai limiti a “solo” 500 volte le soglie, un'azienda potrebbe dire di aver rispettato il dettato del Decreto? Il tutto per sostanze cancerogene e tossiche con impatto devastante e, in alcuni casi, permanente, sull'ambiente e sulla salute della popolazione. 
Il caso di Bussi potrebbe essere paradigmatico per l'applicazione di queste incredibili norme che mettono alla mercé del profitto il diritto alla salute, visto che la vera bonifica potrebbe essere  rimandata sine die facendo permanere per i prossimi decenni il solo trattamento delle acque a valle dell'area inquinata. 

La seconda norma, contenuta nell'Art.9, a prima vista appare sacrosanta, visto che si applica ai casi di mancata spesa dei fondi comunitari, arrivando a commissariare le realtà che presentano ritardi. In realtà, il provvedimento di commissariamento può arrivare non solo per superare “inadempienze” ma anche per scavalcare non meglio precisate “criticità” facilitando l'iter amministrativo. La Regione sarebbe solo “sentita” prima del Commissariamento. 
Nel caso della mega-centrale a biomasse Powercrop, su cui il consiglio regionale ha espresso un chiaro dissenso, è facile prevedere la riproposizione di un commissario, dopo che quello nominato recentemente è decaduto a seguito della dichiarazione di incostituzionalità da parte della Corte Costituzionale di una norma voluta dal Governo Monti nel 2012 delle stesso tenore di quella rientrata ora dalla finestra nel cosiddetto “Decreto del Fare”.

Qui sotto il testo dei due articoli citati del Decreto.

ARTICOLO 41.
(Disposizioni in materia ambientale).

1. L’articolo 243 del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, e successive modificazioni, è sostituito dal seguente:

« ART. 243. (Gestione delle acque sotterranee emunte) 1. Nei casi in cui le acque di falda contaminate determinano una situazione di rischio sanitario, oltre all’eliminazione della fonte di contaminazione ove possibile ed economicamente sostenibile, devono essere adottate misure di attenuazione della diffusione della contaminazione conformi alle finalità generali e agli obiettivi di tutela, conservazione e risparmio delle risorse idriche stabiliti dalla parte terza.

2. Gli interventi di conterminazione fisica o idraulica con emungimento e trattamento delle acque di falda contaminate sono ammessi solo nei casi in cui non è altrimenti possibile eliminare, prevenire o ridurre a livelli accettabili il rischio sanitario associato alla circolazione e alla diffusione delle stesse. Nel rispetto dei princìpi di risparmio idrico di cui al comma 1, in tali evenienze deve essere valutata la possibilità tecnica di utilizzazione delle acque emunte nei cicli produttivi in esercizio nel sito stesso o ai fini di cui al comma 6.

3. Ove non si proceda ai sensi dei commi 1 e 2, l’immissione di acque emunte in corpi idrici superficiali o in fognatura deve avvenire previo trattamento depurativo da effettuare presso un apposito impianto di trattamento delle acque di falda o presso gli impianti di trattamento delle acque reflue industriali esistenti e in esercizio in loco, che risultino tecnicamente idonei.

4. Le acque emunte convogliate tramite un sistema stabile di collettamento che collega senza soluzione di continuità il punto di prelievo di tali acque con il punto di immissione delle stesse, previo trattamento di depurazione, in corpo ricettore, sono assimilate alle acque reflue industriali che provengono da uno scarico e come tali soggette al regime di cui alla parte terza.

5. In deroga a quanto previsto dal comma 1 dell’articolo 104, ai soli fini della bonifica delle acque sotterranee, è ammessa la reimmissione, previo trattamento, delle acque sotterranee nello stesso acquifero da cui sono emunte. Il progetto previsto all’articolo 242 deve indicare la tipologia di trattamento, le caratteristiche quali-quantitative delle acque reimmesse, le modalità di reimmissione e le misure di messa in sicurezza della porzione di acquifero interessato dal sistema di estrazione e reimmissione. Le acque emunte possono essere reimmesse, anche mediante reiterati cicli di emungimento e reim missione, nel medesimo acquifero ai soli fini della bonifica dello stesso, previo
trattamento in un impianto idoneo che ne riduca in modo effettivo la contaminazione, e non devono contenere altre acque di scarico né altre sostanze.

6. In ogni caso le attività di cui ai commi 2, 3, 4 e 5 devono garantire un’effettiva riduzione dei carichi inquinanti immessi nel l’ambiente; a tal fine i valori limite di emissione degli scarichi degli impianti di trattamento delle acque di falda contaminate emunte sono determinati in massa.».


ARTICOLO 9.
(Accelerazione nell’utilizzazione dei fondi strutturali europei).

2. Al fine di non incorrere nelle sanzioni previste dall’ordinamento dell’Unione europea per i casi di mancata attuazione dei programmi e dei progetti cofinanziati con fondi strutturali europei e di sottoutilizzazione dei relativi finanziamenti, relativamente alla programmazione 2007-2013, lo Stato, o la Regione, ove accertino ritardi ingiustificati nell’adozione di atti di competenza degli enti territoriali, possono intervenire in via di sussidiarietà, sostituendosi all’ente inadempiente secondo quanto disposto dai commi 3 e 4 del presente articolo.

3. Le amministrazioni competenti all’utilizzazione dei diversi fondi strutturali, nei casi in cui riscontrino criticità nelle procedure di attuazione dei programmi, dei progetti e degli interventi di cui al comma 2, riguardanti la programmazione 2007-2013, convocano una Conferenza di servizi al fine di individuare le inadempienze e accertarne le eventuali cause, rimuovendo, ove possibile, gli ostacoli
verificatisi.

4. Ove non sia stato possibile superare le eventuali inadempienze nel corso della Conferenza di servizi di cui al comma 3, le amministrazioni, per la parte relativa alla propria competenza, comunicano all’ente territoriale inadempiente i motivi di ritardo nell’attuazione dei programmi, progetti e interventi di cui al comma 2 e indicano quali iniziative ed atti da adottare. In caso di ulteriore mancato adempimento, entro il termine di 30 giorni dalla comunicazione, l’amministrazione dello Stato, sentite le Regioni interessate, adotta le iniziative necessarie al superamento delle criticità riscontrate, eventualmente sostituendosi all’ente inadempiente attraverso la nomina di uno o più commissari ad acta.


mercoledì 26 giugno 2013

Dossier: lo stato dei fiumi in Abruzzo


 L'Unione Europea ha stabilito con la Direttiva 60/2000/CE “Acque” che entro il 2015 tutti i fiumi devono raggiungere lo stato ambientale definito “buono”. Entro il 2008 dovevano raggiungere almeno lo stato “sufficiente” e comunque non peggiorare il proprio stato di qualità.

Dal 2004 l'ARTA misura i parametri chimico-fisici e microbiologici delle acque  attraverso una rete di monitoraggio composta di oltre 100 stazioni di campionamento lungo i fiumi abruzzesi e ha pubblicato sul proprio sito internet una classificazione dei nostri fiumi nelle 5 classi previste dal D.Lgs. 152/2006 per il 2011. 
 
Ebbene, nel 2011 l'Abruzzo non solo non coglie l'obiettivo già fissato per il 2008, con oltre il 35% dei punti di campionamento al di sotto della classe “sufficiente” (quindi pessimo o scadente) ma vede aumentare i modo vertiginoso i casi classificati nella categoria peggiore sulle 5 possibili. Infatti, ben il 10% (12 su 118) delle stazioni monitorate nel 2011 è risultato nella classe “pessimo” come indicato in figura. Nel 2009 erano 3 e nel 2008 solo 1.

Non solo è preoccupante che due dei grandi fiumi Abruzzesi come il Sangro e l'Aterno-Pescara sono fortemente a rischio con uno stato della qualità definito "scadente", ma  ancora più preoccupante è che dall'indagine condotta nel 2011 emerge lo scadimento della qualità delle acque nelle aree protette e nei siti della Rete Natura 2000 (SIC, Siti di Interesse Comunitario e ZPS, Zone di Protezione Speciale). Tali territori dovrebbero esprimere la massima naturalità ed essere strettamente preservati in considerazione degli elevatissimi valori ambientali.

Per approfondire Scarica il DOSSIER.

martedì 25 giugno 2013

Caccia: bocciata la Regione Abruzzo

Bocciata la Legge regionale e il comportamento di Giunta Regionale e Dirigente della Direzione Agricoltura. Uno-due decisivo grazie ai ricorsi di WWF, Animalisti Italiani e altre associazioni, migliaia di animali uccisi in maniera palesemente illegittima.


La Corte Costituzionale e il TAR Abruzzo depositano, rispettivamente, giovedì 20 giugno e venerdì 21 giugno 2013, due diverse sentenze (scarica testo in pdf) destinate a rivoluzionare l'attività venatoria nella regione. Tutto nasce dai ricorsi presentati da WWF, Animalisti Italiani e altre associazioni che hanno affidato all'Avv. Michele Pezone il compito di ricorrere sui calendari venatori 2009-2010 e 2010-2011 della regione Abruzzo, evidenziando fortissime criticità e illogicità nelle scelte filo-venatorie. Nel ricorso sul calendario 2010-2011 si contestava, tra l'altro, anche l'incostituzionalità della norma contenuta nella legge Regionale 10/2004 che riammetteva il cosiddetto “nomadismo venatorio”, perimetrando un Comparto Unico regionale sulla Migratoria e rendendo così possibile lo spostamento dei cacciatori da una parte all'altra dell'Abruzzo. 

Il TAR L'Aquila, giudicando non manifestamente infondata l'eccezione di costituzionalità, aveva quindi sollevato il caso davanti alla Corte Costituzionale. Quest'ultima con una sentenza di cristallina chiarezza ha sancito che la Legge Regionale 10/2004 ha violato le normative nazionali che regolamentano il prelievo venatorio. La Corte ricorda nella sentenza che uno dei capisaldi della legge nazionale sulla Caccia, la 157/92 è il legame tra cacciatori e territorio attraverso la perimetrazione di ambiti di caccia di carattere sub-provinciale. Invece la Regione Abruzzo aveva concesso ai cacciatori per diversi mesi all'anno di potersi spostare da un capo all'altro della regione, definita, come detto, “comparto unico per la migratoria”. Il TAR di L'Aquila, invece, ha depositato la sentenza relativa ad un ricorso presentato da Aninalisti Italiani e L.A.C. sul calendario venatorio 2009-2010, dopo aver accolto allora la richiesta di sospensiva. Nonostante il tempo trascorso il TAR ha ritenuto opportuno entrare comunque nel merito perché la Giunta Regionale deve riproporre ogni anno il calendario venatorio. Era dunque importante definire la causa per evitare il ripresentarsi degli stessi vizi in futuro. 

I giudici del tribunale amministrativo aquilano, con giudizi estremamente duri, hanno fatto crollare l'esile difesa regionale con commenti durissimi sull'operato della Giunta Regionale, che aveva varato un calendario venatorio che si distaccava dal parere dell'ISPRA ampliando i periodi di caccia per diverse specie. Tutto ciò nonostante gli uffici regionali fossero completamente privi dei necessari dati relativi all'abbondanza e alla distribuzione delle diverse specie in Abruzzo. Il TAR ha altresì censurato il comportamento del Dirigente della Direzione Agricoltura che si era sostituito alla Giunta nel riscrivere il calendario venatorio dopo l'accoglimento da parte dei giudici amministrativi della richiesta di sospensiva avanzata dalle associazioni.

WWF e Animalisti Italiani ringraziano l'Avv. Michele Pezone, il rappresentante delle associazioni in Consulta venatoria Regionale Augusto De Sanctis e i diversi attivisti che hanno contribuito a queste importantissime vittorie. Resta però il rammarico per il comportamento della Giunta Regionale e della Direzione Agricoltura che, nonostante i tempestivi appelli al buon senso e al rispetto delle leggi inviati dalle associazioni ambientaliste, hanno voluto difendere strenuamente una linea di estremismo venatorio che li ha portati ad una vera e propria Caporetto. Peccato per le decine di migliaia di animali che sono stati uccisi dal 2004 ad oggi a causa di una norma rivelatasi ora anticostituzionale, un attacco al patrimonio faunistico in piena regola che testimonia la totale insostenibilità del prelievo venatorio in Abruzzo. Auspichiamo un immediato cambio di rotta. 

INFO: 3683188739

giovedì 23 maggio 2013

I termovalorizzatori non esistono

Dal WWF un secco NO agli inceneritori! L’associazione ambientalista replica alle dichiarazioni del presidente Chiodi -Si usino le parole giuste: i “termovalorizzatori” non esistono. L’incenerimento provoca danni all’ambiente e alla salute dei cittadini, in particolare dei bambini, senza risolvere il problema. La strada vincente è ridurre i rifiuti alla fonte e incentivare riuso e riciclo.


Il presidente della Regione Gianni Chiodi è tornato a parlare nei giorni scorsi in un convegno a Teramo di “termovalorizzazione” dei rifiuti, rispolverando la normativa, varata dal centrosinistra e mai rinnegata dal centrodestra, che prevede la costruzione di tali impianti in Abruzzo quando la percentuale di raccolta differenziata superi stabilmente il 40%, evento che il presidente ritiene ormai imminente.

Il WWF Abruzzo precisa innanzitutto che il termine “termovalorizzatore”, seppure di uso comune, è del tutto fuorviante: «Si tratta – dichiara il presidente dell’associazione ambientalista Luciano Di Tizio - sempre e soltanto di inceneritori. Gli unici modi per “valorizzare” davvero un rifiuto sono il riuso e, in seconda battuta, il riciclo. L’incenerimento, anche nel caso sia prevista una qualche forma di recupero energetico, costituisce sempre e soltanto un semplice smaltimento. Il presidente Chiodi farebbe bene nei suoi interventi, per non trarre, di certo involontariamente, in inganno i cittadini, a pronunciare l’unico termine corretto, non a caso anche l’unico utilizzato nella normativa europea di riferimento, che è appunto “inceneritore”. Usare le parole giuste servirebbe a evitare confusione e far sapere agli abruzzesi che cosa davvero si sta progettando per il loro futuro».

Aggiungiamo inoltre che ad oggi, nonostante i progressi indubbiamente compiuti dalla tecnologia, non esiste un inceneritore sicuro: anche quelli dotati dei più moderni e sofisticati sistemi di filtraggio e di abbattimento delle emissioni riescono a trattenere solo una parte del particolato generato dalla combustione.

Non esistono ad esempio filtri o altri analoghi sistemi in grado di impedire la diffusione, col fumo di combustione, di micro e nano polveri (dal PM 2,5 al PM 0,01), in grado di accumularsi nell’organismo umano e pericolosissime per la salute. Brescia, dov’è attivo il più grande inceneritore d’Italia (quello che, grazie a un sapiente copyright, può utilizzare per sé in esclusiva il termine di “termoutilizzatore”), è la città nella quale si rilevano i livelli più alti di PM 10 e di PM 2,5 dell’intera Lombardia e tra i più alti in Europa. Una recentissima campagna dell’ISDE-Medici per la salute rivendica il diritto dei bambini a vivere in un ambiente non inquinato. Ci auguriamo che anche Chiodi, la sua giunta e l’intero Consiglio regionale siano d’accordo.

Gli inceneritori inoltre non aiutano la raccolta differenziata poiché per raggiungere il pareggio economico di gestione hanno bisogno di grandi quantità di combustibile. La Germania proprio per questo nella prima metà dello scorso decennio è diventata il più grande importatore mondiale di rifiuti prodotti all’estero: il solo traffico di quelli tossici è cresciuto tra il 2000 e il 2006 da 1 a 2,5 milioni di tonnellate/anno tant’è vero che attualmente, nonostante il presidente della Regione citi proprio quella nazione, in Germania la costruzione di inceneritori è stata abbandonata e si persegue la strada della riduzione alla fonte dei rifiuti (una politica sinora rimasta in Abruzzo nel limbo delle buone intenzione) del riuso e del riciclo per arrivare a una graduale riduzione/scomparsa dell’incenerimento. È ben noto del resto che tale pratica non risolve il problema anche perché le ceneri da combustione, che possono arrivare a circa il 30% del materiale bruciato, rappresentano rifiuti speciali destinati a discariche particolari, con notevoli costi per la collettività.

«In natura – conclude Luciano Di Tizio – non esiste neppure il concetto di rifiuto: tutto ciò che viene scartato viene assorbito dall'ambiente e rimesso in circolo. Dovremmo ispirarci proprio alla natura producendo esclusivamente o almeno prevalentemente oggetti e beni che, una volta concluso il loro ciclo vitale, possano rientrare in questo circolo virtuoso. In concreto la strada da perseguire anche a breve termine è non produrre né comprare beni inutili; allungare la vita degli oggetti attraverso le riparazioni e il riuso; riciclare i componenti delle cose non più utilizzabili. L’obiettivo dev’essere quello di deturpare meno possibile l’ambiente che ci circonda, certamente senza bruciare nulla e senza immettere nell’aria inquinanti cancerogeni».

venerdì 3 maggio 2013

Velino senza frontiere

Si rinnova anche quest’anno l’appuntamento con  il Monte Velino e non solo.
 

Lo scorso anno le associazioni territoriali Ethnobrain e Wwf Marsica organizzarono insieme con l’Associazione di Roma Il cammino possibile  un corso per imparare a portare la Joelette, una speciale carrozzella che permette, anche a chi normalmente non può, di salire lungo i sentieri di montagna e godere così di paesaggi e luoghi che altrimenti non potrebbero incontrare. Il mese dopo i ragazzi delle tre associazioni sfidarono il Monte Velino, portando fino in vetta un amico con problemi motori importanti: non esiste l’impossibile se si cammina insieme condividendo gioie e difficoltà del cammino. Questo il messaggio che si è voluto comunicare.

La prima edizione di Velino Senza Barriere è stata un'esperienza indimenticabile per chi ha partecipato e ha fatto conoscere a molta gente l'esistenza della Joelette.  Il Monte Velino è una sfida impegnativa che vuole dimostrare come, con un gruppo di amici e buone motivazioni e grande volontà, si possono aggirare molte barriere - dichiara la dott.ssa Sara Stati, di Ethnobrain -Per questo motivo abbiamo deciso, con le Associazioni I GRIFONI di Forme, IL CAMMINO POSSIBILE di Roma e il WWF MARSICA, di organizzare nei giorni 8 e 9 giugno2013 la 2° EDIZIONE DI VELINO SENZA BARRIERE"

In previsione di questo evento è stato stilato un programma che permetterà, anche a chi non ha mai avuto a che fare con la joelette, di partecipare attivamente all'ascesa.
PROGRAMMA:
- 5 MAGGIO:
Corso per conduttori di joelette, tenuto da istruttori dell'Associazione "Il Cammino Possibile". La prenotazione è obbligatoria poichè a numero chiuso. Per info contattateci al 3471067619
- 12 MAGGIO
Escursione lungo la "Via Dei Marsi" con joelette al seguito.
- 19 MAGGIO
Escursione nella Riserva della Duchessa con joelette al seguito
- 8-9 GIUGNO
Seconda edizione di "Velino senza Barriere"
Info e contatti: segreteria@ethnobrain.com - cell. 3471067619

domenica 28 aprile 2013

Fuochi tossici

Quella che doveva essere una festa tradizionale in cui accendere legna e ramaglie in onore della nostra Santa Patrona si è trasformata invece in una vergognosa e scellerata opera di smaltimento illegale di rifiuti. 


 Al nostro risveglio la mattina del 27 Aprile l’aria di Avezzano era irrespirabile -“i focaracci trasformati in veri e propri inceneritori di rifiuti di ogni genere, mobilio, indumenti, scarpe, toner, stampanti, pneumatici…” - dichiara Ciro Sabatino, socio fondatore della STL Wwf Marsica.

A che serve lottare contro la realizzazione di un mega inceneritore qui a Fucino quando poi siamo noi stessi ad avvelenarci con le nostre mani? - Si sfoga così Sefora Inzaghi, socia wwf marsica e del comitato Marsicano NO PowerCrop impegnato dal 2007 proprio nel contrastare la realizzazione di un inceneritore da parte della multinazionale powerCrop - “Si resta inorriditi e sgomenti di fronte alla totale assenza di civiltà e scrupolo da parte di molti nostri concittadini capaci di “intossicare” una festa che appartiene al nostro folklore, trasformandola in una vera e propria emergenza ambientale e igienico-sanitaria”.

Nei giorni precedenti al 26 aprile, non solo il wwf Marsica, ma anche altri hanno formalmente segnalato alle autorità il pericolo “fuochi tossici”, chiedendo un’immediata bonifica degli stessi, ma nonostante la preziosa opera di vigilanza da parte della polizia urbana, appare evidente il mancato intervento del Comune di Avezzano, che avrebbe dovuto provvedere a dare mandato al proprio responsabile del servizio rifiuti di portare via i materiali individuati, invece ci si è limitati ad estrarre dalle cataste quelli non idonei lasciandoli comunque nei pressi delle cataste dei fuochi, materiali che inevitabilmente a notte fonda sono stati ugualmente bruciati. Quanti erano i fuochi regolarmente autorizzati? Pochi, se non quelli storici e tradizionali.
L’immagine scattata e pubblicata sui quotidiani parla di una città completamente avvolta dalle fiamme e fa percepire una situazione di abusivismo e di forte criticità in tema di emissioni in atmosfera.


E sempre il pomeriggio del 26 Aprile intorno alle 19.00 nella zona sud di Avezzano, nei pressi di via S. Pertini si è sviluppato un incendio la cui nube nera si è velocemente sparsa raggiungendo anche il centro della città. I vigili hanno impiegato più di un’ora per domare le fiamme. Sono stati bruciati materiali plastici e tossici. Come mai nessuno ne parla? A tal proposito, il wwf Marsica ha inviato una nota (scarica pdf) all’Arta, al servizio qualità della Regione Abruzzo, al comune di Avezzano, alla ASL, alla forestale chiedendo di fornire ogni dato, informazione e documento utile sull’episodio, comprese le relazioni di servizio. Si chiede inoltre che l’ARTA intervenga con urgenza ad effettuare le analisi e il campionamento dell’aria, per individuare le sostanze nocive immesse nell’atmosfera a seguito dell’incendio e a questo punto anche dei fuochi della festa. E’ inoltre urgente individuare le aree di ricaduta, analizzare la presenza sul terreno e sui vegetali delle diossine e dei diversi inquinanti a varie distanze dal sito e nelle varie direzioni.
L’ultimo monitoraggio sulla qualità dell’aria ad Avezzano venne effettuato a maggio 2010 e già allora i dati sui livelli delle diossine non erano certo rassicuranti.

In vista del prossimo anno il wwf si rende disponibile ad una collaborazione con questa amministrazione e con i comitati cittadini organizzatori dei fuochi per migliorare e, se necessario, individuare nuove modalità di organizzazione affinché in futuro non si debba nuovamente veder trasformata la tradizione in “disastro ambientale".

sabato 27 aprile 2013

Ecatombe di Lupi in Abruzzo

Almeno 34 morti dall'inizio dell'anno

 foto: archivio Wwf Abruzzo

La stragrande maggioranza di queste morti sembra collegata ad un ceppo di cimurro nuovo per l'Abruzzo, probabilmente arrivato in Appennino attraverso cani provenienti dall'estero o cani che per un periodo sono stati in altri paesi e sono diventati portatori della malattia. A questa causa, con 15 carcasse su 24 testate risultate positive alla malattia, si aggiungono investimenti da auto e uccisioni deliberate con arma da fuoco, lacci e veleno.

Dichiara Dante Caserta, presidente f.f. del WWF Italia, ”Siamo estremamente preoccupati per il futuro della preziosa fauna abruzzese che ogni giorno perde esemplari quasi sempre a causa dell'uomo, come accaduto anche con l'ultimo orso morto sull'autostrada. La tutela del patrimonio di biodiversità della regione, di valore europeo, lascia sempre di più il passo all'incuria delle istituzioni preposte. Ad esempio, da anni chiediamo pubblicamente interventi sulle strade, promuovendo anche incontri presso le nostre oasi, come quella del Sagittario che ha realizzato nel suo piccolo interventi seppur limitati sulle strade del Comune di Anversa degli Abruzzi. A tutto ciò nessun atto concreto dalle principali istituzioni è seguito, quando basterebbe introdurre semplici accorgimenti nei lavori di manutenzione straordinaria da parte degli enti gestori delle strade. Ormai esistono sensori che allertano gli automobilisti in caso di presenza di animali sulle carreggiate. Si possono installare rallentatori nei tratti più rischiosi, alcuni dei quali conosciuti da decenni, come quello tra il bivio della Camosciara e Villetta Barrea oppure quello sulla Sannite a Villalago. Oppure si possono impiegare autovelox, riuscendo anche a reprimere il fenomeno delle vere e proprie gare che si svolgono lungo alcune di queste strade. Il Governo olandese da decenni ha studiato e poi realizzato una rete di ecodotti – veri e propri ponti e sottopassi destinati agli animali - per coniugare sicurezza stradale e permeabilità di quelle che vengono chiamate barriere ecologiche, come autostrade e ferrovie. Tutto ciò servirebbe anche per salvare vite umane. Per quanto riguarda la diffusione del cimurro, anche in questo caso il sospettato è l'uomo per via della presenza di cani non vaccinati e di un continuo via vai tra Italia e l'estero, soprattutto dall'Est Europa. Anche in questo caso sono indifferibili interventi radicali sul territorio, con vaccinazioni a tappeto e forti limitazioni nell'introduzione degli animali nelle aree naturali, escludendo quelle non indispensabili per ragioni di lavoro, come nel caso degli allevatori, e sottoponendoli comunque a stretta sorveglianza sanitaria. Infatti non solo è a rischio il lupo ma anche i cuccioli di orso possono morire a causa di questa malattia. In generale sono irrinunciabili interventi urgenti per la gestione del patrimonio zootecnico, il corretto monitoraggio sanitario degli animali domestici, partendo dai cani di allevatori e cacciatori, e azioni per la tutela degli habitat prioritari in cui vivono orsi, lupi e camosci”.

Per comprendere le azioni che possono essere messe in campo nel settore della sicurezza dei trasporti consigliamo, a mero titolo di esempio, di visitare questo SITO e consultare il documento Students Reports

mercoledì 24 aprile 2013

STOP ASFALTO



Apprendiamo in questi giorni dell’esistenza di una petizione con la quale una parte dei cittadini di Avezzano manifestano all’Amministrazione Di Pangrazio la necessità di asfaltare la piazza adiacente all’ex Inam (oggi una delle sedi ASL) per ricavarne “un centinaio di parcheggi”.
Come sezione locale del Wwf non possiamo restare indifferenti a tale questione, che suscita tra l’altro delle perplessità riguardo a tale intervento e alle modalità con cui questo potrebbe venir portato a termine.

La città di Avezzano ha aderito a suo tempo all’Agenda 21, e alla carta di Aalborg: entrambi i documenti rappresentano un ampio programma di pianificazione e azione volto alla creazione di un modello urbano sostenibile e questo vuol dire, tra le tante cose, che la città dovrebbe “impegnarsi per migliorare l'accessibilità e sostenere il benessere sociale e lo stile di vita urbano pur riducendo la mobilità, smettendo di promuovere e sostenere l'uso superfluo di veicoli a motore dando invece priorità a mezzi di trasporto ecologicamente compatibili ( spostamenti a piedi, in bicicletta e mediante mezzi pubblici”.
Tuttavia appare evidente che le amministrazioni che si sono susseguite nel tempo (nessuna esclusa) lo abbiano dimenticato, operando spesso interventi che vanno dalla parte opposta a quella della sostenibilità urbana, vista dai commercianti locali come una minaccia piuttosto che una risorsa da promuovere e valorizzare.

Comprendiamo l’esigenza di migliorare questa parte della città, ma ci chiediamo prima di tutto se Avezzano ha davvero bisogno di altri 100 parcheggi e soprattutto di altro asfalto.
Con la presente auspichiamo che questa Amministrazione e l’Assessorato all’Ambiente, nel dare risposta alla richiesta di questa parte di cittadini non dimentichino le priorità della sostenibilità ambientale, che si traducono in criteri progettuali e urbanistici che tengano espressamente conto anche delle funzioni sociali, ricreative, igieniche, culturali, estetiche ed architettoniche dell’ormai sempre più trascurato “verde urbano”.

mercoledì 10 aprile 2013

Pescara a Rischio Petrolio


50.000 ettari di mare davanti a Pescara, Francavilla ed Ortona concessi per la ricerca di idrocarburi.
“Il progetto Ombrina mare è molto rischioso non solo per l'ambiente ma anche per il futuro dell'economia turistica e della pesca della regione e per questo motivo sabato 13 aprile a Pescara alle 15:30 ci sarà una grande mobilitazione per dire NO al progetto Ombrina Mare, Ricordiamo, che il progetto Ombrina mare già approvato dalla commissione VIA nazionale è composto da una piattaforma di produzione con 6 pozzi, 36-42 km di tubazioni sottomarine e una grande nave raffineria FPSO di 320 metri di lunghezza ormeggiata a 10 km dalla costa per almeno 24 anni".
 
Anche la STL wwf Marsica parteciperà a questa grande manifestazione a Pescara per di re NO al petrolio e SI al Parco della Costa Teatina, perchè la crescita di un  Paese passa attraverso la valorizzazione della sua bellezza e delle sue risorse, non attraverso il consumo e deturpazione di un territorio.

Questo il nostro programma: porteremo con noi, sul treno, le nostre biciclette. Arrivo a Porta Nuova da dove con le bici si raggiungerà Sambuceto, e da qui, insieme con altri gruppi, partirà, la critical mass che terminerà proprio alle 15.30 a Pescara dove ci congiungeremo con tutti i manifestanti per l’inizio della manifestazione NO OMBRINA.Andata:
Ore 09.15 raduno stazione dei Treni di Avezzano
Ore 09.45 Partenza Treno
Ritorno:
Partenza da Pescara Centrale ore 18.15 - arrivo ad Avezzano previsto per le 20.21
Costo biglietto andata e ritorno 15,40 euro più supplemento bici di 3,50 euro valido 24 ore
Info: stl wwf Marsica - 3205662061. PARTECIPATE NUMEROSI, VI ASPETTIAMO!

La principale preoccupazione è che questo tipo di progetti sono potenziali fonti di frequenti e a volte enormi fuoriuscite di petrolio. A conferma ci sono i molti studi prodotti, commissionati dai governi o dagli stessi petrolieri, che evidenziano in maniera inequivocabile l'alta frequenza di incidenti. Solo in Italia dobbiamo sentire i fautori della deriva petrolifera dichiarare che tutto è compatibile e non vi sono rischi.
Quella che dovrebbe essere la Regione Verde D’Europa, è continuamente preda delle speculazioni costruite ad hoc dalle lobby dell’energia, inceneritori, piattaforme petrolifere tutti Poteri che continuamente millantano benessere e crescita, ma che nella realtà dei fatti creano solo povertà derubando i territori di quelle risorse che se opportunamente tutelate e valorizzate potrebbero invece rappresentare crescita economica, ambientale e sociale.

lunedì 11 febbraio 2013

Abbandono di rifiuti a Trasacco

Foto: Sara Stati

Ancora una volta le associazioni ambientaliste wwf Marsica ed Ethnobrain si trovano insieme a denunciare l’abbandono incontrollato dei rifiuti da parte di cittadini irresponsabili e maleducati.
Stavolta la segnalazione riguarda una discarica a cielo aperto situata a Trasacco nei pressi della località Fossato di Rose all'imbocco del sentiero che porta su Monte Longagna. (documento pdf.)

"La nostra attività ci porta a girare in lungo e in largo la Marsica e non abbiamo potuto non notare, negli ultimi mesi, il peggiorare di una situazione già preoccupante -  dichiara Stefano Gentile membro del consiglio direttivo di Ethnobrain - Luoghi incantevoli che rappresentano il nostro più sicuro e indiscutibile patrimonio vengono continuamente  deturpati dalla presenza di vere e proprie discariche che crescono sotto gli occhi di tutti, tra indifferenza e rassegnazione. E' arrivato il momento di dire basta allo scempio, di infrangere il silenzio assordante che aleggia intorno a questo vergognoso problema".

I soci wwf Marsica evidenziano come “I problemi ambientali  connessi alla produzione e allo smaltimento dei rifiuti urbani e industriali in questi ultimi tempi sembrano emergere nella loro più complessa gravità rappresentata non dall’emergenza rifiuti, come gli interessi di alcuni vorrebbero far credere, ma dall’individualismo, pigrizia e mancanza di sensibilizzazione sulle questioni ambientali da parte sia di molti cittadini che di chi li amministra.

Le due associazioni confidano in una pronta risposta da parte del Comune di Trasacco e delle Istituzioni a cui è stata indirizzato la nostra segnalazione, Polizia municipale Corpo forestale, affinché non solo venga bonificata la zona in questione, ma perché si effettui  un maggiore controllo ed educazione ambientale sul territorio. 

Ai cittadini invece rivolgono un appello forte e sentito: "siate più responsabili! Il nostro ambiente è in pericolo ed una delle minacce più serie è proprio la quantità di rifiuti che produciamo ed emettiamo continuamente nell’aria, nell’acqua e nel terreno”.

mercoledì 6 febbraio 2013

Gatto selvatico ad Anversa

Video e fotografie del raro ed elusivo Gatto selvatico dall'Oasi WWF Gole del Sagittario. Le fototrappole svelano attimi di vita selvatica in una delle Oasi del WWF a maggiore biodiversità in Italia, Sito di Interesse Comunitario.  


Il foto-trappolaggio continua a riservare sorprese all'Oasi WWF delle Gole del Sagittario ad Anversa degli Abruzzi in provincia di L'Aquila. Dopo le splendide immagini di tre orsi in cammino sui sentieri dell'area protetta ora è il turno delle riprese del raro ed elusivo Gatto selvatico. 

Dichiara Filomena Ricci, Direttore dell'Oasi WWF Gole del Sagittario “Le immagini sono state raccolte da due giovani ricercatrici e da una stagista, Valentina Barone, Sefora Inzaghi e Camila Grigolo in collaborazione con Piercarlo Di Giambattista della locale Coop. Daphne. Sono impegnati nelle ricerche necessarie per redigere il Piano di Gestione del Sito di Interesse Comunitario delle Gole del Sagittario. Infatti, quest'area è considerata una tra le più importanti a livello europeo per la biodiversità, ospitando Lupo, Orso bruno, Aquila reale e decine di habitat particolarmente protetti a livello continentale. Ora si aggiunge all'elenco delle specie presenti nella riserva il Gatto selvatico di cui non avevamo informazioni in precedenza. La rete di fototrappole che abbiamo attivato nell'area protetta ci sta dando informazioni importantissime sull'uso delle varie aree della riserva da parte delle diverse specie di mammiferi, dati che ci daranno indicazioni importanti per la gestione dei vari ambienti e in particolare del bosco. Possiamo svolgere queste ricerche grazie ai fondi di un bando del Piano di Sviiluppo Regionale dell'Assessorato all'Agricoltura della Regione Abruzzo a cui abbiamo partecipato assieme al limitrofo comune di Villalago, anch'esso incluso nel territorio del SIC con la sua Riserva del Lago di San Domenico”

Dichiara Dante Caserta, presidente f.f. del WWF Italia “Le oasi del WWF in Abruzzo si confermano realtà dinamiche sul fronte della ricerca e del monitoraggio ambientale. Il nostro paese è molto indietro sul rispetto delle direttive europee 147/2009/CE (già direttiva 409/1979 “Uccelli”) e 43/92/CE “Habitat”. Infatti da oltre 20 anni i monitoraggi naturalistici su specie ed habitat sarebbero obbligatori ma lo stato italiano ha prodotto poco e nulla e solo a novembre 2012 è stato emanato un decreto apposito per iniziare ad attuare le normative comunitarie. Voglio sottolineare l'impegno di un piccolo comune di 400 abitanti come Anversa degli Abruzzi nella tutela della biodiversità in aree montane spesso considerate, a torto, marginali. Grazie alla collaborazione con la nostra associazione questo piccolo paese è diventato un vero e proprio laboratorio all'aperto sulla biodiversità dove sono impegnati decine di ricercatori e molti centri di ricerca tra università e strutture dello stato. Un piccolo segnale di speranza per il nostro paese dove la ricerca scientifica segna il passo”.
 
Solitamente si associa il gatto selvatico (Felis silvestris) alle foreste di latifoglie miste o, in Sardegna, di macchia mediterranea. In Italia il gatto selvatico vive principalmente sulle Alpi liguri al confine con la Francia, sulle Alpi Carniche al confine con la Jugoslavia e lungo la dorsale appenninica centrale fino alla Sicilia. Si distinguono due sottospecie di gatto selvatico: il gatto selvatico europeo (Felis silvestris silvestris) e il gatto selvatico sardo (Felis silvestris libyca) che appartiene al gruppo libyca, comprendente i gatti selvatici africani e del Medio Oriente. La specie di gatto selvatico è inserita dall'IUCN nella categoria di minaccia LC-Least Concern (a rischio minimo). Il suo aspetto ricorda quello di un gatto soriano ma ha la testa più grande e il pelo più scuro.
I maschi si differenziano dalle femmine per la taglia, decisamente superiore (5,500-3,550 kg), anche se vi possono essere delle variazioni a seconda delle stagioni. Esclusivamente carnivoro, questo affascinante felino è un cacciatore notturno e si ciba di piccole prede (roditori, uccelli, lagomorfi, piccoli rettili, insetti). Il gatto selvatico possiede un tipo di organizzazione sociale dove vige una rigida ripartizione dello spazio tra individui dello stesso sesso (tra maschi e femmine invece è possibile una sovrapposizione degli spazi). Questo tipo di organizzazione sociale, sostanzialmente solitaria, non permette a questa specie di raggiungere densità elevate in natura. Le conoscenze finora acquisite sulla distribuzione di questo felide non sono molte. Ciò è dovuto sia alla natura di questo animale, particolarmente elusivo, sia alle difficoltà oggettive di identificarlo: il gatto selvatico infatti viene spesso confuso con quello domestico. E' difficile definire con esattezza la consistenza e lo stato delle popolazioni di questa specie. Tra i fattori di minaccia vi sono quelli tristemente comuni a tutte le popolazioni selvatiche come la modificazione e la frammentazione degli habitat e il bracconaggio, cui se ne aggiunge, in questo caso, una più specifica e, per così dire peculiare a questa specie: l'ibridazione con il gatto domestico che incide a tal punto da essere considerata in alcune regioni d'Europa addirittura il principale fattore di minaccia.