venerdì 22 luglio 2016

Autostrada contro i Parchi


Messa in sicurezza A24 ed A25: la replica della Strada dei Parchi


"Una serissima minaccia per l'Abruzzo e uno schiaffo per gli abruzzesi".
Questo - secondo WWF, Legambiente, Pro Natura, FAI, Italia Nostra, Marevivo e Archeoclub - rappresenta il devastante progetto di modifica del tracciato autostradale della A24 e della A25 proposto dal gruppo Toto.
"Non è un caso, se contro la progettata variante si sta creando nella regione un movimento d'opinione che vede uniti amministrazioni locali, associazioni e politici. Migliaia di cittadini che tutti insieme, come già accaduto in altre occasioni (terzo traforo del Gran Sasso, Centro Oli di Ortona, Ombrina Mare, solo per citare gli episodi più recenti) sono scesi vittoriosamente in campo per difendere il territorio messo a rischio da interessi imprenditoriali e da una politica incapace di tenere conto dei reali bisogni della collettività e di guardare seriamente al futuro della regione. Già nel gennaio scorso, quando si cominciò a parlare sulla stampa della modifica del tracciato autostradale, denunciammo l'assurdità di un progetto che, tra l'altro, andrebbe a incidere sull'area delle sorgenti del Pescara, là dove, nel sottosuolo, c'è il bacino imbrifero più grande d'Italia e forse d'Europa, che fornisce acqua potabile a oltre metà degli abruzzesi; un progetto che attraverserebbe SIC e riserve regionali di importanza strategica per la natura in Abruzzo, che rovinerebbe per sempre paesaggi unici, vera ricchezza di questa regione. Nel solo tratto abruzzese, sarebbero infatti previsti altri cinque trafori, diversi viadotti e bretelle, con un impatto paesaggistico enormemente negativo. La definimmo, già a gennaio, un'opera inutile e devastante per l'ambiente. Un giudizio che non possiamo che ribadire oggi, quando emergono inquietanti dettagli su questo progetto. Le autostrade esistenti (in gestione alla società "Autostrada dei Parchi" sino al 2030, con pedaggi costosissimi per gli utenti) sono largamente sufficienti per il traffico tra l'Abruzzo e Roma, modificarle è una vera follia. Se dovesse passare questa idea, sarebbe anche necessario cambiare la denominazione sociale del gestore in "Autostrada contro i Parchi", più aderente alla realtà. WWF, Legambiente, Pro Natura, FAI, Italia Nostra, Marevivo e Archeoclub chiedono al Governo di non prendere neppure in considerazione la modifica proposta dal gerente e ai consiglieri regionali abruzzesi, qualsiasi sia il loro gruppo politico di riferimento, di opporsi decisamente e chiaramente a questo folle progetto, sostanzialmente inutile per la collettività e dannoso per l'ambiente, da bocciare senza mezzi termini. È inoltre auspicabile che ogni comune della regione, non solo quelli direttamente coinvolti nel tracciato, faccia sentire la propria opposizione: sono infatti sotto attacco gli interessi veri e profondi di tutti gli abruzzesi e tutti insieme dobbiamo difenderci".


giovedì 21 luglio 2016

Esposto sui lavori di asfaltatura



Le associazioni WWF Abruzzo, Salviamo l’Orso, LIPU Abruzzo, Pro Natura Abruzzo, hanno depositato un esposto alla Procura della Repubblica presso il Tribunale de L’Aquila, in merito ai lavori di asfaltatura di una strada, in larga parte sterrata, in località Prati d’Angro, nel Comune di Villavallelonga, nel Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise.
Medesimo esposto è stato inoltrato al Corpo Forestale dello Stato, al Nucleo Operativo Ecologico dei Carabinieri Abruzzo, al Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, alla Regione Abruzzo e alla Delegazione in Italia della Commissione Europea.
L’esposto ricostruisce puntualmente la vicenda, evidenziando le palesi contraddizioni e l’illegittimità di talune autorizzazioni, nonché richiamando le difformità riscontrate nei giorni scorsi anche dall’Ente Parco, tra quanto autorizzato e quanto effettivamente realizzato.
Nell’esposto si sottolinea la gravità di quanto è accaduto, tenuto conto che si è pesantemente intervenuti in un sito importantissimo di una delle principali aree naturali protette d’Europa, individuato come Sito di Interesse Comunitario nella Rete Natura 2000 e centrale per la tutela dell’orso bruno marsicano, specie per la cui salvaguardia l’Unione Europea è più volte intervenuta con cospicui finanziamenti, attraverso diversi progetti LIFE.
Oggi, a lavori interrotti solo grazie all’azione delle associazioni ambientaliste (che peraltro avevano segnalato per tempo la pericolosità dell’intervento che si stava progettando), è auspicabile che la magistratura svolga rapidamente le opportune indagini, al fine di ricostruire dettagliatamente l’iter amministrativo seguito e le modalità della conduzione dei lavori, individuando tutte le eventuali responsabilità.
Al contempo, è fondamentale che tutti gli enti coinvolti, ad iniziare proprio dall’Ente Parco, svolgano le opportune azioni per rimediare a quanto è stato fatto.
Nei prossimi giorni, sembra che sia prevista una riunione straordinaria del Consiglio direttivo del Parco.
Le richieste delle associazioni sono:
-blocco immediato di tutto l’intervento, anche nel tratto in cui i lavori stanno proseguendo;
-ripristino della situazione precedente in tutto il tratto che non era asfaltato;
-chiusura della strada all’altezza della Madonna della Lanna (con transito consentito solo agli autorizzati).

lunedì 11 luglio 2016

Sfregio ai Prati d'Angro



Il Parco Nazionale d'Abruzzo, Lazio e Molise è uno dei parchi nazionali storici più importanti d'Italia ed un Sito di Importanza Comunitaria della Rete Natura 2000, con specie uniche come l'orso bruno marsicano, il camoscio appenninico e il picchio dorsobianco di Lilford. Proprio una delle aree di maggior pregio per la presenza di faggete secolari, tutelate dalla presenza di zone a riserva integrale, è stata sfregiata dai lavori per asfaltare una strada che penetra nella bellissima zona dei Prati d'Angro, nel territorio comunale di Villavallelonga, per eseguire un progetto di manutenzione straordinaria dal costo di circa 500.000 euro di fondi pubblici. La strada in questione fu già parzialmente asfaltata anni addietro, ma ormai da molto tempo si trovava in condizioni di sterrato, a uso solo dei locali aventi diritto per svolgere le attività agro-silvo-pastorali tipiche delle aree montane abruzzesi e ai turisti della domenica non disposti a lasciare l'auto pochi chilometri prima. Da anni il Parco cerca di porre un limite all'accesso, come è avvenuto in altri luoghi dell'area protetta, ma purtroppo con scarsi risultati. Quest'ultimo intervento è stato autorizzato anche dall'Ente Parco, che ha cercato un compromesso proponendo misure di compensazione e mitigazione, seppur minime, al progetto del Comune. Tra le prescrizioni dell'Ente Parco c'era anche quella di limitare l'intervento alla parte iniziale della valle e la futura limitazione dell'accesso attraverso una sbarra. Tutto vano, perché i lavori sono iniziati proprio dal fondovalle, dall'area più sensibile, peraltro in base ad una valutazione d'incidenza, obbligatoria per il rispetto delle norme comunitarie, assolutamente insufficiente. Del resto, molti studi scientifici dimostrano inequivocabilmente l'impatto che ha questo tipo di interventi su molte specie animali e vegetali. A parere del WWF, l'Ente Parco non avrebbe dovuto rilasciare il nulla osta e comunque deve oggi intervenire per bloccare l'attacco al suo patrimonio. E tutti gli enti competenti, compreso il Ministero dell'Ambiente, devono adoperarsi per fermare questo assurdo progetto, scongiurando danni irreversibili al patrimonio naturale del Parco, con conseguenti inadempienze delle normative comunitarie foriere di ulteriori procedure di infrazione in materia ambientale, sulle quali il nostro Paese detiene un record negativo.

"Il WWF non può assistere a questo scempio non giustificato da alcuna motivazione pratica, visto che la strada non ha neppure funzioni di collegamento" dichiara Luciano Di Tizio, Delegato WWF Abruzzo. "Stiamo assistendo ad un'aggressione al territorio che ci riporta alle battaglie storiche del Parco d'Abruzzo contro i tentativi di costruzione di strade e villette in un'area prossima a questa, quella della Cicerana".

"L'area dei Prati d'Angro è di grande importanza per l'orso bruno marsicano, è frequentata anche da femmine con prole ed è ricca di siti di rifugio e alimentazione" conclude Dante Caserta, Vicepresidente WWF Italia. "E riveste una notevole importanza anche per la presenza di specie ornitiche nidificanti inserite nella Direttiva Uccelli. Come WWF siamo pronti ad affiancare tutti gli Enti che intendano effettivamente opporsi a questo scempio, a partire dall'Ente Parco, al quale chiediamo di intervenire immediatamente, vista la violazione delle sue stesse prescrizioni, e subito dopo di rivedere l'autorizzazione rilasciata".

mercoledì 6 luglio 2016

Fiume Sangro a rischio


Riduzione e incostanza della portata pregiudicano la salute del fiume e la sicurezza dei cittadini. Messe a rischio specie faunistiche di importanza comunitaria, a cominciare dalla lontra.

Ci risiamo: il fiume Sangro è di nuovo interessato da un progetto per la captazione di acqua (1.500 - 3.000 l/sec) a fini idroelettrici, presentato questa volta dalla Tecnobuilding di Eboli per un tratto del corso d’acqua nel territorio del Comune di Alfedena.
Il WWF ha presentato osservazioni in opposizione a questo progetto per una serie di ragioni. In primo luogo, perché comporterebbe un vulnus ambientale notevole, in un tratto rimasto sostanzialmente naturale e poco più a monte della deleteria canalizzazione del fiume realizzata negli anni ’80 del secolo scorso, con una conseguente, accresciuta condizione di rischio idraulico presso i centri abitati e un significativo aumento del degrado ambientale. Ha poco senso, mentre ci si sforza lodevolmente di ottenere la rinaturalizzazione dell’alveo e la mitigazione del rischio idrogeologico di inondazione nel tratto a suo tempo danneggiato, intervenire creando ulteriori problemi poco più a monte. Le conseguenze dell'eventuale realizzazione dell’impianto, aggiunte alla presenza della diga di Barrea e alla sottrazione sull’affluente Rio Torto (acqua non restituita al Sangro ma al fiume Volturno), sarebbero infatti disastrose: si rischia di far rimanere l’alveo (ad elevata permeabilità) completamente a secco per circa due chilometri, e nello stesso tempo di pregiudicare in forma grave l’ambiente fluviale a valle del punto di restituzione, per le ulteriori e dannose variazioni di portata.
Il presidente del WWF Abruzzo Montano, Walter Delle Coste, ricorda che «la Regione Abruzzo deve perseguire il raggiungimento degli obiettivi imposti dalla Direttiva 60/2000 CE Acque e previsti anche dal Piano Tutela delle Acque della Regione stessa: come potrebbe un simile, impattante intervento, conformarsi al perseguimento dell’obiettivo di qualità buono, nel rispetto del principio di non deterioramento previsto all’art. 4 della Direttiva stessa? Mi sembra importante sottolineare che oggi è un dato scientifico acclarato il fatto che la riduzione della portata pregiudica, tra l’altro, anche il potere di auto-depurazione dei fiumi. È doveroso opporsi a questo ennesimo assalto alle risorse idriche e il WWF è necessariamente contrario, come lo è stato già nel recente incontro del 28 giugno scorso presso il comitato VIA per l’annosa vicenda della centrale idroelettrica sul fiume Giovenco».
Con la costruzione delle previste strutture, nella fase di esercizio e ancora più in quella di cantiere, e con la captazione di 1.500 - 3.000 l/sec di acqua, che verrebbe poi restituita al fiume Sangro quasi due chilometri più a valle, si avrà infatti, inevitabilmente, una significativa degradazione ambientale, in grado di mettere a rischio la presenza di specie faunistiche tutelate dalla normativa europea, nazionale e regionale. «Nel fiume Sangro – sottolinea il delegato Abruzzo del WWF Italia Luciano Di Tizio - è da tempo accertata la presenza della Lontra europea (Lutra lutra), rigorosamente protetta dalla normativa internazionale e nazionale. Ci sono inoltre pesci, anfibi e rettili tutelati come specie di interesse comunitario che richiedono una protezione rigorosa, e una preziosa colonia di Vespertilio di Daubenton (Myotis daubentonii), un chirottero estremamente importante per il controllo delle zanzare: volando a pelo d'acqua, ne cattura circa 5000 per notte!»
Il WWF, nell’esprimere la propria contrarietà al progetto, ha chiesto che venga rigettato per i danni ambientali che comporterebbe o, quantomeno, che venga sottoposto a una rigorosa fase di valutazione di impatto ambientale (VIA) e a ogni altro possibile esame preliminare volto a scongiurare eventuali, gravi danni, al territorio e ai suoi abitanti.

martedì 5 luglio 2016

I 50 anni del WWF Italia

Dal sito ufficiale di Francesco Petretti
http://www.francescopetretti.it/


Cinquanta anni fa nasceva il WWF Italia. Era l’estate del 1966, quando nello studio di Fulco Pratesi, in una tranquilla strada del quartiere Parioli a Roma, si incontrarono le poche persone che avevano deciso di intervenire in difesa della natura, che all’epoca era in balia di una crescita economica, demografica e urbana che stava travolgendo tutti gli ambienti naturali del Nostro Paese. I danni che si fecero in quel periodo furono quasi insanabili: furono gli anni in cui sparirono la foca monaca e l’avvoltoio monaco, il gipeto e il gobbo rugginoso, furono cancellate vaste paludi (Mezzano), distrutte le dune più belle, ridotti a meno di cento i lupi, estinti, o quasi gli orsi dell’Adamello Brenta, spazzate le lontre da tutti i fiumi e le lagune, tranne quelle del Cilento e della Basilicata. Insomma in quegli anni ci stavamo giocando il futuro del paesaggio naturale e della biodiversità in Italia, e se ciò non avvenne fu soprattutto grazie all’argine eretto da un manipolo di illuminati e un po’ visionari amanti della natura che realizzarono i primi interventi concreti. Nel bene e nel male, anche attraverso le inevitabili crisi che accompagnano la crescita e la maturazione di una “creatura” di cinquanta anni, al WWF va riconosciuto il merito di aver fermato la strage dei predatori, di aver fatto nascere l’attuale sistema delle aree protette, di aver conservato 35.000 ettari di ambienti naturali di altissima qualità, di aver lottato in difesa degli orsi e delle farfalle, dei cervi e dei lupi, dei cetacei e dei pipistrelli. Non ultimo, al WWF va ascritto il merito di aver “ importato” in Italia la moderna ricerca di campo sugli animali selvatici, in condizioni di libertà, ricerca che negli anni Sessanta e Settanta era fortemente progredita in tutto il Mondo (basti pensare ai lavori di Schaller, Goodal, Geist, Mech, Kruuk), ma in Italia era praticamente inesistente. Fu il WWF a promuovere i progetti di campo sul lupo, sull’orso, sul cervo sardo e successivamente su molte altre specie di vertebrati, invitando in Italia gli esperti stranieri che avviarono il lavoro, passando ben presto il testimone della ricerca ai primi zoologi italiani della fauna selvatica. Fu così che negli anni Ottanta nacque la prima vera scuola di zoologia dei vertebrati di campo che, con un termine moderno, potremmo definire biologi della conservazione. È motivo di orgoglio constatare, oggi, che, in un modo o nell’altro, praticamente tutte le più autorevoli figure italiane nel settore hanno lavorato anche con e per il WWF Italia.

Francesco Petretti