domenica 11 dicembre 2016

Treni abruzzesi, ancora tagli




Il ridimensionamento delle corse e delle fermate sulla linea ferroviaria per Roma, intrapreso da Trenitalia con la complicità della Regione Abruzzo, è anti-ecologico e sbagliato. Le scelte sulla mobilità regionale piegano l’entroterra e il trasporto su ferro alla volontà di una Regione ostinata a puntare solo sul trasporto su gomma. Peggiorando pesantemente gli orari, si pongono le premesse per un ulteriore calo di passeggeri, che condurrà inevitabilmente alla definitiva chiusura della linea. Dall'11 dicembre scatterà la nuova organizzazione del trasporto ferroviario, che prevede drammatici tagli e che costringerà i pendolari a lunghe attese in banchina e alla conseguente dilatazione dei tempi. Da Avezzano verso Roma, ad esempio, tra il treno delle 7.12 e quello delle 11.12 permarrà una sola corsa, in luogo delle tre previste fino ad oggi. I pendolari saranno costretti ad anticipare la partenza, per poi tornare a casa almeno un’ora più tardi, oppure dovranno far ricorso al mezzo privato. Quest’anno si è toccato davvero il fondo col nuovo orario che cancella alcune corse e fermate, preziose soprattutto per le aree interne e per i pendolari. Il potenziamento della linea ferroviaria tra l’Abruzzo e Roma è uno dei classici della politica regionale: tutti l’hanno promesso, compreso l’attuale presidente Luciano D’Alfonso, salvo poi dimenticarsene al momento di fare scelte concrete. L’ennesimo peggioramento per la qualità della vita e dell’ambiente: il treno è il mezzo di trasporto più economico, piacevole ed ecologico e non a caso il più bistrattato. Le uniche alternative valide per uscire dall’atavico isolamento dell’entroterra abruzzese restano la via Tiburtina Valeria per i percorsi brevi e l’autostrada, ma quest’ultima rappresenta una scelta economicamente insostenibile per chi deve spostarsi ogni giorno. Il costo del pedaggio per andare da Avezzano a Roma è analogo, tanto per fare un esempio, a quello che si sostiene per spostarsi da Avezzano a Siracusa, percorrendo l’ex superstrada del Liri e poi ininterrottamente l’autostrada da Cassino alla meta. La linea ferroviaria tra l’Abruzzo e la capitale da tempo non è concorrenziale sulle lunghe tratte rispetto al trasporto su gomma, favorito da decenni di scelte politiche penalizzanti per i binari. Ora la si rende inefficiente anche per i percorsi brevi. La scelta di peggiorare il servizio rappresenta il primo passo per arrivare alla chiusura definitiva della nostra disprezzata linea ferroviaria. Scelte diverse in tema di mobilità sostenibile avrebbero potuto mantenere vitali le aree interne abruzzesi, con benefici per la qualità della vita di tutti. Appare invece chiaro che non abbiamo più un futuro davanti: troppi sacrifici attendono chi si ostina a vivere qui.

domenica 27 novembre 2016

Festa del letargo 2016



Torna anche quest’anno la Festa del letargo: è giunta alla terza edizione la giornata nata come confronto sulla presenza dell’orso nel territorio e sulla convivenza con l’uomo. Non si svolgerà a Pettorano sul Gizio come nelle due precedenti edizioni, ma ad Anversa degli Abruzzi, il prossimo 27 novembre, dalle ore 9. L'evento è stato organizzato dagli amici dell'associazione Dalla parte dell'orso, assieme a Salviamo l'orso e al WWF Italia. Ci sarà la possibilità di partecipare ad escursioni e saranno allestiti stand enogastronomici, aree dedicate all’artigianato e spazi per bambini. L'evento e tutte le attività, a partire dalle escursioni, sono completamente gratuite. In programma anche la presentazione di due interessanti volumi: "Enrico, storia di un orso dell'appennino" di Gaetano De Persiis, ed il libro per bambini "L'orso Willy, il miele al cioccolato e le pulci ballerine" di Germano Chiaverini. Il clou della manifestazione sarà la presentazione di un report sul contributo delle associazioni per la conservazione dell'orso bruno marsicano, con il prezioso contributo di Paolo Ciucci dell'Università La Sapienza di Roma, che parlerà di conservazione dell'orso marsicano tra paesaggi culturali, conflitto sociale, e best practices. A seguire, una discussione in un'interessante tavola rotonda. Il momento di confronto verterà anche sul tema degli orsi confidenti. Il problema della convivenza fra orso e uomo è tornato alla ribalta quest’anno con forza. C'è bisogno di misure più adeguate per tutelare i nostri orsi, ma anche di maggiore coinvolgimento dei cittadini sull’importanza della sopravvivenza del simpatico plantigrado. Conclusione in bellezza con il gioco dell'orso, un ricco aperitivo cenato in piazza, note musicali di gruppi itineranti e qualche sorpresa. Pranzo e aperitivi sono convenzionati con i ristoratori locali.

giovedì 24 novembre 2016

Parco Sirente Velino: “Che diventi nazionale!”



Oggi la Commissione ambiente e territorio del Consiglio regionale riproverà a porre la pietra tombale sul mai decollato Parco regionale abruzzese. Gli ecologisti chiedono che sia rispettata la legge con l’approvazione del Piano del parco o, in alternativa, la sua trasformazione in Parco nazionale

A fronte dell’attuale situazione di crisi, malfunzionamento e malcontento generalizzato, il futuro del Parco regionale Sirente Velino potrebbe ormai essere segnato per sempre. Nella seduta di oggi della 2a Commissione (ambiente e territorio) del Consiglio regionale abruzzese, infatti, si tenterà di nuovo di celebrare il funerale del Parco, sugellando uno sciagurato accordo tra alcuni sindaci della Valle subequana e alcuni ambientalisti della zona. In cosa consisterebbe l’accordo faticosamente raggiunto? Ma è alquanto ovvio, nella riperimetrazione dei confini del Parco nella Valle subequana, senza alcuna base scientifica e per puri motivi localistici, con una perdita secca di quasi tutto il versante sinistro orografico della Valle dell’Aterno e di una superficie di circa 5-10.000 ettari, pari al 10-20% dell’intera superficie protetta, in zone caratterizzate da habitat e specie prioritarie a livello europeo, destinate secondo il (mai approvato) Piano del parco a divenire zone “B” di Riserva generale.
Si punta insomma ad avviare lo smantellamento del Parco, senza pensare che la Legge regionale prevede che l’adozione formale del Piano del parco sarebbe già dovuta avvenire da oltre vent’anni, secondo le procedure previste dalle tre precedenti leggi, mai attuate, che ne prevedevano l’entrata in vigore entro 6 mesi (nel 1989), entro 18 mesi (nel 2000) ed entro 18 mesi (nel 2011), nonché la possibilità di esercitare i poteri sostitutivi da parte della Giunta regionale.
Le associazioni ecologiste Appennino ecosistema, WWF Abruzzo montano, Lipu Abruzzo, Altura Abruzzo e Salviamo l’orso affermano che, a fronte della ormai conclamata mancanza di volontà di sindaci e Regione di approvare finalmente il Piano del parco, rendendolo realmente operativo e rilanciandone così le attività, l’unica soluzione per assicurare un’efficace protezione agli ecosistemi del massiccio del Velino Sirente è rinunciare alla tutela regionale e passare decisamente all’istituzione del progettato Parco nazionale. Infatti, la mancata gestione del Parco regionale da parte della Regione in questi 28 anni lo ha reso di fatto un vero e proprio ectoplasma, impedendone il funzionamento e qualsiasi ricaduta positiva sul territorio: non resta quindi che concludere una volta per tutte questa storia di croniche inadempienze, affrancando il Sirente Velino dalla tutela regionale.
La proposta di istituzione del Parco nazionale del Velino Sirente, lanciata all’inizio di quest’anno da Appennino ecosistema, comprende infatti l’approvazione della zonazione del territorio (secondo la bozza già elaborata dagli esperti di Appennino ecosistema) fin dal momento dell’istituzione del nuovo Parco nazionale. La zonazione prevista dal Piano del parco regionale avrebbe potuto lanciare una gestione del territorio scientificamente fondata ed adeguata da un lato alle sue qualità ecologiche e dall’altro alle attività umane con queste compatibili. Senza il Piano del parco, permangono invece in vigore in modo “provvisorio” (da ormai quasi trent’anni!) assurdi ed immotivati divieti di assoluta inalterabilità dei luoghi, su tutto il territorio del Parco, persino nei centri abitati e nelle zone agricole, che fanno degli abitanti di tutti i comuni compresi nel Parco veri e propri ostaggi della mancata applicazione della legge e dell’assoluta discrezionalità dell’Ente parco per le autorizzazioni relative a qualsiasi intervento sul territorio.
La proposta di istituzione del Parco nazionale aveva trovato il sostegno aperto delle amministrazioni comunali di Ocre, San Demetrio ne’ Vestini e Magliano de’ Marsi, il sostegno condizionato di quelle di Lucoli e L’Aquila e l’interesse a vagliare la proposta di molti altri sindaci, nonché del presidente della Commissione ambiente e territorio della Regione, Pierpaolo Pietrucci, che invece ora sembra aver imboccato un’altra strada.

mercoledì 9 novembre 2016

“Le Grottelle”: falda a rischio




Il TAR Abruzzo decide sul caso. I rifiuti nella cava di Collelongo “dovevano essere rimossi entro il 30 settembre 2016"

Dopo il terzo rinvio, la Sezione Prima del Tar per l’Abruzzo, con l’intervento dei magistrati Antonio Amicuzzi, presidente,  Maria Abbruzzese, consigliere, e relatrice la dottoressa Paola Anna Gemma Di Cesare, nella camera di consiglio del giorno 9 novembre 2016, ha respinto la domanda cautelare, presentata dagli avvocati difensori della ditta Tamburro Remo, contro la Provincia de L’Aquila – Settore ambiente/Servizio gestione rifiuti, per l’annullamento del provvedimento del 10.02.2016, che aveva statuito “il divieto di prosecuzione attività per il recupero rifiuti a carico della ditta Tamburro Remo”. Il TAR, dopo aver udito i legali Pierfrancesco De Nicola e Francesca Tempesta, difensori della Provincia de L’Aquila, e l’avvocato Angelo Guanciale, difensore ad opponendum dei consiglieri di minoranza Nicola Pierleoni, Cesare Angelo Pisegna, Cinzia Pisegna Orlando (il Comune di Collelongo non si è costituito in giudizio), ha pronunciato un’ordinanza di respingimento sulla base del prevalente principio di precauzione in tema ambientale (sancito anche ex art. 3 ter D.lgs. 152/2006). “Lo stesso principio di precauzione richiesto dal WWF Abruzzo Montano nelle prime fasi di questa travagliata emergenza, a tutela della salute dei cittadini marsicani, in particolare per la presenza dei campi pozzo di Trasacco, fonte strategica prioritaria e insostituibile di alimentazione idrica dei territori dei comuni di Collelongo, Trasacco, Luco dei Marsi ed Avezzano”, rimarca Giuseppe Walter Delle Coste, presidente del WWF Abruzzo Montano, che spiega: “Con l’ordinanza del Tar, diventa immediatamente esecutivo il provvedimento per la rimozione delle 17.000 tonnellate di rifiuti e di materiale utilizzato per la loro miscelazione, depositati nella cava sita in località “Le Grottelle” nel Comune di Collelongo, al fine di preservare l’integrità della falda acquifera presente nelle vicinanze e, in base all’art. 242 del D.lgs. 152/2006, “qualora i soggetti responsabili della contaminazione non provvedano direttamente e non provvedano né il proprietario del sito né altri soggetti interessati, le procedure e gli interventi sono realizzati d’ufficio dal Comune territorialmente competente”. Inoltre, in data 7 novembre 2016, il segretario comunale di Collelongo, dott.ssa Gianna Del Fiacco, ha avviato un procedimento amministrativo rivolto all’architetto Vincenzo Tarquini, responsabile del Settore Lavori Pubblici del Comune di Collelongo, per verificare la veridicità delle dichiarazioni – rilasciate da Remo Tamburro in data 12 giugno 2014 per ottenere l’autorizzazione – nelle quali si asseriva, contrariamente a quanto ormai noto dal 1995, che la cava non ricadeva all’interno di un Sito di Interesse Comunitario, parte integrante del Parco Nazionale d’Abruzzo dal 1995, nonché della Rete Natura 2000. Questa emergenza ambientale, come tante altre, poteva essere evitata con il coinvolgimento responsabile dei cittadini e delle associazioni ambientaliste, nella partecipazione ai processi decisionali per “tutelare il diritto di ogni persona, nelle generazioni presenti e future, a vivere in un ambiente atto ad assicurare la sua salute e il suo benessere”, così come scritto nella Convenzione di Aarhus nel lontano 1998”.

lunedì 31 ottobre 2016

La Riserva Naturale delle Grotte di Pietrasecca



Anche il WWF Abruzzo Montano ha aderito all’evento - promosso dalla Regione Abruzzo - Open Day Winter, una lodevole iniziativa per promuovere i luoghi della cultura e dell’identità del nostro territorio. Parola chiave: la sostenibilità. Una nostra delegazione ha rivolto la propria attenzione alla Riserva Naturale delle Grotte di Pietrasecca, con l’intento di favorire la scoperta dei nostri tesori ipogei. Abbiamo quindi colto questa opportunità con il fine di dare il nostro contributo alla valorizzazione delle peculiarità e delle eccellenze del nostro territorio, per rilanciare un turismo responsabile che sappia valorizzare le bellezze naturali, salvaguardando l'integrità di un ambiente così delicato quale è quello carsico. La Riserva ha un'estensione di circa 110 ettari e cela una natura di rara bellezza, capace di suscitare forti emozioni anche attraverso avventure speleologiche condotte in totale sicurezza. La Riserva è visitabile tutto l’anno ed è raggiungibile attraverso l'autostrada A24 o percorrendo la via Tiburtina Valeria fino alla frazione di Pietrasecca.

domenica 30 ottobre 2016

Assemblea Nazionale WWF Italia



Anche il WWF Abruzzo Montano ha partecipato all’Assemblea Nazionale del WWF Italia. Da Assisi è ripartita la sfida per la tutela della natura che non può prescindere dal funzionamento dei parchi e dal completamento del sistema delle aree marine protette. Nel corso dei lavori sono stati tanti i messaggi di solidarietà e di vicinanza da parte della presidente Donatella Bianchi e di tutta l’Assemblea alle popolazioni colpite dal terremoto.

giovedì 6 ottobre 2016

Aiutiamo il comitato Difesa del Territorio Equo




Stasera alle ore 18.30, presso il Gazebo di Antrosano, grazie all'ospitalità dell'Associazione Culturale Antrosano, si terrà un incontro tra gli abitanti del paese e il comitato Difesa del Territorio Equo. Verranno affrontate le problematiche riguardanti l'impianto di compostaggio di Massa d'Albe. A seguire ci sarà una cena e parte del ricavato sarà devoluto al comitato per contribuire alle ingenti spese necessarie per ricorrere al Consiglio di Stato. Siete tutti invitati a partecipare!

domenica 2 ottobre 2016

Domenica 2 ottobre nella nostra Oasi WWF



Domenica 2 ottobre siete tutti invitati alle Sorgenti di Cavuto, ad Anversa degli Abruzzi, per l’ultimo appuntamento con le Giornate 2016 delle Oasi del WWF. L’iniziativa, promossa dall’Associazione del Panda per i suoi 50 anni in Italia, permetterà di vivere la natura col passo leggero del naturalista, osservandola con i binocoli e con l’aiuto di guide esperte. Una giornata d’autunno a difesa dell’ambiente e per ammirare le splendide Gole del Sagittario. Il programma della giornata prevedrà dalle 10.30 alle 13 la visita guidata al giardino botanico, alle 11.30 un laboratorio didattico-artistico per bambini ed alle 16 la proiezione del documentario "Sagittario: gioiello verde d’Abruzzo". Ci sarà anche l’occasione per diventare soci WWF, contribuendo concretamente alla tutela della natura, e per toccare con mano il lavoro costante della nostra Associazione contro il bracconaggio, la speculazione e il degrado.

giovedì 29 settembre 2016

Nuova vittoria in Abruzzo sulla caccia

Soddisfazione del WWF: la tutela della fauna selvatica, patrimonio della collettività, viene prima degli interessi dei cacciatori




Da poco emessa l’ordinanza del TAR Abruzzo che, accogliendo il ricorso del WWF Italia, sospende l’efficacia del calendario venatorio 2016-17 della Regione Abruzzo per quanto riguarda l’estensione del periodo di caccia fino a gennaio ad alcune specie (beccaccia, cesena, tordo bottaccio, tordo sassello).

Grande soddisfazione viene espressa da Luciano Di Tizio, Delegato regionale del WWF Abruzzo: “È una sconfitta di chi ha voluto impostare la gestione venatoria senza ascoltare le nostre proposte che semplicemente chiedevano un po’ di buon senso e il rispetto delle normative italiane e comunitarie”.
Dopo che nelle scorse settimane il TAR Abruzzo aveva sospeso il calendario venatorio regionale, di fatto impedendo preapertura e apertura della caccia a settembre, ieri i giudici del Tribunale abruzzese hanno ritenuto di primaria importanza il rispetto delle indicazioni dell’ISPRA, l’Istituto nazionale che fornisce pareri sulla materia venatoria, e hanno rigettato le ragioni addotte dalla Regione per giustificare il prolungamento dei periodi di caccia.
Dieci avvocati, tra quelli della Regione Abruzzo e quelli delle associazioni venatorie, sono intervenuti ieri in udienza a L’Aquila, per difendere un indifendibile calendario venatorio. Dalla parte della fauna e della stragrande maggioranza degli abruzzesi contrari alla caccia, il solo avvocato del WWF, Michele Pezone che, nonostante l’evidente disparità nei numeri, è riuscito a dimostrare la fondatezza delle posizioni dell’Associazione. I giudici hanno giustamente applicato il principio di precauzione, secondo il quale non è possibile allungare i periodi di caccia fino a gennaio senza studi e monitoraggi delle specie sul territorio.

“Perché la Regione Abruzzo, al pari di tante altre regioni italiane, continui a seguire i diktat delle associazioni venatorie, rimediando così sonore sconfitte davanti alla magistratura amministrativa è qualcosa di inspiegabile”, dichiara Dante Caserta, Vicepresidente del WWF Italia che ha firmato il ricorso per l’Associazione. “Sono anni che puntualmente i calendari venatori abruzzesi subiscono delle pesanti censure. Viene da chiedersi se gli amministratori e i funzionari regionali agirebbero così se fossero direttamente chiamati a pagare per le loro scelte, invece di far ricadere i costi amministrativi e legali di questi comportamenti sulla testa dei contribuenti”.
Il WWF rinnova ancora una volta l’invito alla Regione a cambiare strada e ad aprire un confronto serio con il mondo ambientalista, per giungere ad una gestione faunistica corretta.

venerdì 9 settembre 2016

Caccia: il TAR Abruzzo sospende il calendario venatorio

Ennesima conferma del fallimento della politica regionale sulla tutela della fauna selvatica abruzzese: cambiano le maggioranze ma continuano le scelte errate




Su ricorso del WWF Italia, il Presidente del TAR Abruzzo ha disposto l’annullamento della delibera n. 515 del 02/08/16 della Giunta regionale che approvava il calendario venatorio 2016-2017.
I giudici hanno ritenuto che il calendario venatorio varato dalla Giunta D’Alfonso sia da sospendere, in quanto sussistono condizioni di estrema gravità ed urgenza tali da non consentire l’avvio della stagione di caccia, almeno per le date previste nel mese di settembre, fino all’esame collegiale del ricorso che è stato fissato per il 28 settembre prossimo. In attesa della trattazione in giudizio, il TAR ha ritenuto di accogliere la richiesta di misure cautelari monocratiche, avanzata dal WWF, per impedire il verificarsi di effetti irreversibili sulla fauna, a seguito dell’apertura.

Dichiara Luciano Di Tizio, Delegato regionale del WWF Abruzzo: “Abbiamo dato la possibilità alla Giunta D’Alfonso-Pepe di lavorare serenamente, nei primi due anni dopo l’insediamento in Regione, con la speranza di vedere finalmente realizzati i doverosi compiti di un pubblico amministratore che deve occuparsi di tutela e gestione della fauna selvatica, nell’interesse collettivo e non soltanto a favore della minoranza dei cacciatori. La fauna selvatica è un patrimonio di tutti e non un trastullo per pochi. Purtroppo, questo salto di qualità non è avvenuto. I politici di oggi stanno dimostrando lo stesso spregio del nostro patrimonio ambientale già palesato da quelli di ieri. Eppure il WWF, prima che il calendario venatorio fosse approvato, aveva sottoposto all’attenzione della Regione Abruzzo alcune modifiche che avrebbero potuto ridurre l’impatto ambientale della caccia, semplicemente riconducendo il calendario nei limiti imposti dalla normativa e dal parere ISPRA. Ma nessuna di esse è stata davvero presa in considerazione e la nostra associazione ambientalista è stata costretta, ancora una volta, a ricorrere ai giudici amministrativi per far valere le ragioni della fauna e dell’ambiente”.

Aggiunge l’avvocato Michele Pezone, che ha curato il ricorso per il WWF Italia: "Non posso che esprimere grande soddisfazione per questo provvedimento che ancora una volta pone il TAR de L'Aquila in una posizione di avanguardia rispetto ad altri tribunali amministrativi nell'esigere, per la stesura del calendario venatorio, il rispetto delle indicazioni dell'Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale. Auspico la conferma definitiva di questo provvedimento e il pieno allineamento dei futuri calendari alle prescrizioni dell'ISPRA, in modo da evitare il continuo ricorso alla magistratura per salvaguardare le esigenze di tutela della fauna selvatica".
A questo punto il WWF pretende che la Regione Abruzzo e gli ATC mettano in atto tutte le azioni necessarie, al fine di informare i cacciatori della situazione determinatasi a seguito della decisione del TAR Abruzzo. Spetta infatti proprio a Regione e ATC impedire, così come stabilito dal giudice amministrativo, l'esercizio della caccia in Abruzzo.

“È ora importante– conclude Claudio Allegrino, coordinatore regionale delle guardie ambientali del WWF - far rispettare quanto disposto dai giudici del TAR. Almeno a settembre, non si potrà andare a caccia. L’azzeramento delle polizie provinciali, che si occupavano in maniera specializzata della vigilanza venatoria, rende più difficili i controlli, ma occorrerà accentuare gli sforzi delle altre forze di polizia, a cominciare dal Corpo Forestale dello Stato, e delle guardie volontarie perché venga imposto ovunque, in Abruzzo, il rispetto della legalità”.


Dopo la sentenza del TAR Abruzzo, il WWF indirizzerà una nota al Comandante regionale del Corpo Forestale dello Stato, per chiedere di intensificare i controlli nel territorio.

martedì 6 settembre 2016

Caccia: in Abruzzo il WWF ricorre al TAR

Calendario venatorio Regione Abruzzo: mancanza di un piano, anticipo dell’apertura e prolungamento dei periodi di caccia




“Il WWF Italia ha presentato un ricorso davanti al Tribunale Amministrativo Regionale de L’Aquila contro il calendario venatorio 2016-17 della Regione Abruzzo”, annuncia Luciano Di Tizio, delegato regionale dell’Associazione. “Nonostante gli annunci, la gestione Pepe non si discosta molto da quella Febbo: mancanza del piano faunistico-venatorio (obbligatorio per legge), preapertura priva di qualsiasi giustificazione e prolungamento dei periodi di caccia. In pratica, anche quest’anno la Regione Abruzzo ha approvato un calendario venatorio che ripete errori già commessi che negli anni passati sono stati censurati ben 14 volte dal TAR, dal Governo nazionale e perfino dalla Corte Costituzionale”.

I principali motivi del ricorso, predisposto dall’avv. Michele Pezone per il WWF Italia

Mancanza di pianificazione per assenza del piano faunistico-venatorio

In Italia la caccia è consentita solo in forma programmata, al fine di consentire un prelievo “sostenibile” senza che questo determini scompensi alle specie cacciate. Per programmare è necessario avere censimenti e dati aggiornati sul numero degli individui presenti: tutto questo è assente in Abruzzo. Addirittura dal 2007 la Regione è persino priva del piano faunistico-venatorio, obbligatorio per legge e fondamentale per la gestione faunistica. Mancano quindi gli strumenti che forniscono indicazioni su specie da cacciare e sulla durata dei periodi di caccia. In una situazione del genere ci si sarebbe dovuto attestare su posizioni di massima cautela, come del resto aveva prescritto l’ISPRA, l'istituto nazionale che fornisce pareri obbligatori alle regioni sulla gestione faunistico-venatoria, che aveva indicato come opportuna un’unica apertura alla caccia il 1° ottobre. La Regione Abruzzo ha continuato invece a procedere sulla base delle richieste del mondo venatorio e ha previsto l’apertura ad alcune specie fin dal 18 settembre e in alcuni casi la preapertura fin dal 1° settembre.

Preapertura

Per legge la caccia in Italia non deve partire prima della terza domenica di settembre. Sono consentite eccezionalmente delle preaperture per casi specifici documentabili e a valle di adeguati piani regionali, che in Abruzzo ad oggi non ci sono. La Regione Abruzzo, invece, ogni anno concede questo “regalo ai cacciatori”, consentendo la preapertura al 1° settembre: ciò determina, in un periodo estremamente delicato, una forte pressione sia sulle specie cacciabili che su quelle non cacciabili che vengono comunque disturbate dall’attività venatoria. Inoltre, la continua azione di riduzione dei controlli, quest’anno amplificata dall’avvio dello smantellamento del Corpo Forestale dello Stato e delle Polizie Ambientali Provinciali, rende di fatto difficilmente controllabile l’azione dei cacciatori che dovrebbe limitarsi solo ad alcune specie, ma che nei fatti finisce per interessarne molte di più. Il WWF, pur consapevole che il ritardo nell’approvazione del calendario da parte della Regione ha reso nei fatti virtualmente impossibile fermare la preapertura, chiede al TAR di valutarne la legittimità per sancire principi che saranno condizionanti nei prossimi anni.

Prolungamento dei periodi di caccia

Per alcune specie acquatiche (beccaccino, pavoncella, moriglione, marzaiola, frullino, codone, mestolone, canapiglia, combattente) che vengono classificate “vulnerabili” o “in declino”, e che quindi andrebbero maggiormente protette, il calendario 2016-17 prevede addirittura il prolungamento della stagione di caccia fino al 19 gennaio 2017, invece che la chiusura al 31 dicembre 2016 come invece dovrebbe essere. Per alcune specie terresti (tordo bottaccio, tordo sassello, cesena), la caccia viene prolungata fino al 19 gennaio 2017 anziché al 10 gennaio, come indicato dall’ISPRA, mentre per il colombaccio la chiusura è spostata al 5 febbraio 2017, prolungabile fino al 9 febbraio. Allo stesso modo, la Regione ha deciso di prolungare la stagione di caccia per la beccaccia al 19 gennaio 2017, nonostante il parere negativo dell’ISPRA.

Ulteriori elementi sollevati nel ricorso

Modalità di prelievo sulla lepre comune in contrasto con quanto stabilito dagli strumenti di pianificazione e con possibilità di incidere negativamente sulla popolazione di lepre italica che è invece una specie protetta e quindi non cacciabile.

Prolungamento del periodo di addestramento cani che, invece dei 30 giorni stabiliti per legge, durerà oltre 4 mesi.

Ritardo nell’approvazione del calendario faunistico-venatorio: mossa questa assolutamente strumentale, attuata dalla Regione Abruzzo al fine di rendere più complessi eventuali ricorsi al TAR.

“Quello della Regione Abruzzo è uno dei calendari venatori 2016-17 che il WWF Italia ha deciso di impugnare quest’anno”, dichiara Dante Caserta, vicepresidente del WWF Italia e firmatario del ricorso al TAR Abruzzo. “Siamo stati costretti a farlo di fronte ad una politica filovenatoria della Regione Abruzzo che continua a gestire la fauna senza tenere conto che essa è un patrimonio di tutta la collettività e non l’oggetto di svago della piccola minoranza di cittadini, rappresentata dai cacciatori. Fino a quando la gestione della fauna avverrà sulla base delle richieste dei cacciatori e non su basi tecnico-scientifiche, oltre a consentire l’uccisione di tanti animali e la messa in pericolo di intere specie, si determineranno grandi problemi sociali come è avvenuto con i cinghiali, reintrodotti a scopo venatorio e gestiti solo attraverso i cacciatori, con gli effetti negativi sotto gli occhi di tutti”.

sabato 27 agosto 2016

Il WWF Abruzzo Montano risponde all’amministrazione comunale di Collelongo



Altro che allarmismo gratuito: l’allarme dell’ARTA è di nove mesi or sono!

Apprendiamo, con stupore, che l’amministrazione comunale di Collelongo definisce il nostro interessamento sulle possibili interferenze con le falde acquifere e con il suolo dei fanghi conferiti nell’ex Cava “Le Grottelle”, come allarmismo gratuito. L’aggettivo gratuito è certamente esatto, in quanto noi volontari del WWF non siamo remunerati e lavoriamo gratuitamente a difesa dell’ambiente e della salute pubblica. C’è invece parecchio da dire riguardo al termine allarmismo. 
Sono passati 9 mesi dal sopralluogo effettuato il 26 novembre 2015 dall’Agenzia Regionale per la Tutela Ambientale (ARTA) dell’Abruzzo, e le analisi eseguite sui campioni di fanghi di industria cartaria conferiti all’impianto di Collelongo hanno restituito concentrazioni di idrocarburi pesanti C>12 pari a 3181 mg/Kg, ampiamente superiori (di oltre 600 volte) al limite consentito di 50 mg/Kg, come prescrive il D.Lgs. 152/2006. Sempre l’ARTA, nel corso del sopralluogo, ha verbalizzato che “la miscelazione non sia stata correttamente effettuata dalla ditta”. Anche l’Agenzia Regionale per la Protezione Ambientale della Toscana (ARPAT), in un’ispezione ambientale programmata sull’industria toscana producente i fanghi conferiti nell’ex Cava “Le Grottelle” di Collelongo della ditta Tamburro Remo, dichiarava la non conformità di tali fanghi per attività di recupero.
Il mancato rispetto delle norme tecniche e la non conformità dei fanghi ha determinato l’attivazione delle procedure per la messa in sicurezza d’urgenza del sito, previste dall’art. 242 del D.Lgs. 152/2006, emesse in data 14.12.2015 dal Servizio Attività Estrattive della Regione Abruzzo e il provvedimento della Provincia del 12/01/2016 di divieto di prosecuzione dell’attività di recupero rifiuti da parte della Ditta Tamburro Remo. 
Secondo la tempistica dell’amministrazione comunale di Collelongo, quanti mesi devono passare per far cessare l’allarmismo gratuito?
La gravità di quanto accaduto nel territorio di Collelongo sta anche nelle disposizioni impartite dalla Regione e dalla Provincia con i vari provvedimenti che, in base all’art. 250 del Testo Unico Ambientale, prevedono esattamente questo: “Qualora i soggetti responsabili della contaminazione non provvedano direttamente agli adempimenti disposti dal presente titolo, ovvero non siano individuabili e non provvedano né il proprietario del sito né altri soggetti interessati, le procedure e gli interventi di cui all'articolo 242 sono realizzati d'ufficio dal comune territorialmente competente”. 
Quali sono state le azioni mitigative, le misure applicate e le tipologie d’intervento messe in atto dalla ditta o, secondo l’art. 250, dal Comune, per prevenire lo stato di contaminazione, ed eliminare i pericoli per l’Uomo e l’ambiente circostante? 
Quali sono i risultati dei monitoraggi del pozzo Triolo, sito nel Comune di Collelongo, e dei pozzi a valle dell’area di bonifica prescritti in modo sistematico dall’Ente d’Ambito Abruzzo a tutela della falda acquifera sottostante? Pozzi ritenuti strategici e insostituibili per l’approvviggionamento idrico dei comuni di Collelongo, Trasacco, Luco dei Marsi ed Avezzano.
Inoltre, secondo il Servizio Gestione Rifiuti della Provincia, “dai formulari trasmessi risulta che la ditta ha iniziato l’attività di recupero rifiuti dal 22.03.2014, ossia prima della decorrenza dei 90 giorni dalla comunicazione di inizio attività trasmessa dalla ditta al competente SUAP ed in assenza delle prescritte garanzie finanziarie”. Chi doveva vigilare sulle attività svolte in anticipo nel territorio comunale e sull’inatteso traffico pesante per il relativo conferimento? A chi spettava il controllo della presentazione della fideiussione obbligatoria a favore del sindaco di Collelongo per il ripristino ambientale della cava? E l’intermediario emittente la polizza era autorizzato al rilascio di garanzie a favore di enti e amministrazioni? 
Infine, da conoscitori del territorio, ricordiamo che l’ex Cava “Le Grottelle”, autorizzata nel 1992 dal Comune di Collelongo, dal 1995 è all’interno di un Sito di Interesse Comunitario, denominato “Parco Nazionale d’Abruzzo”, facente parte della Rete Natura 2000 e l’elevata valenza naturalistica del sito è un fattore ESCLUDENTE per attività di risanamento ambientale con procedura semplificata. 
A noi del WWF Abruzzo Montano compete, qualora interpellati o a conoscenza di scelleratezze ambientali, studiare progetti, controllare e salvaguardare gratuitamente il nostro ambiente, il nostro delicato ecosistema nel quale non è consentito avere disattenzioni che possano determinare dei danni all’elevato patrimonio di biodiversità e conseguentemente alla salute umana.

venerdì 12 agosto 2016

Acqua bene comune




Considerazioni a margine della Conferenza dei servizi per l’ennesima captazione sul fiume Sangro

Il WWF Abruzzo Montano: “L’acqua è un bene comune e non un prodotto commerciale”

Il 10 agosto 2016, presso l’Ufficio di Avezzano del Servizio del Genio Civile Regionale, si è tenuta la Conferenza dei Servizi per l’istruttoria autorizzativa della captazione, a uso idroelettrico, di 3.000 litri al secondo di acqua pubblica dal fiume Sangro, nel Comune di Alfedena. Molti gli enti e le associazioni presenti, concordi nell’esprimere osservazioni in opposizione all’impattante progetto di derivazione. Presenti, tra gli altri, il sindaco di Scontrone dott.ssa Ileana Schipani, la dott.ssa Cinzia Sulli del Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise, la Proloco di Alfedena, le Associazioni Pescatori Aufidena, Pesca Sportiva e Arcipesca. Il presidente del WWF Abruzzo Montano, dott. Walter Delle Coste, ha motivato le obiezioni del WWF alla realizzazione della centrale idroelettrica con i risvolti negativi degli interventi sull’assetto naturale dell’alveo che, nel punto di presa, verrebbe modificato con l’innalzamento del livello di circa 20-25 cm, attraverso la sistemazione di massi di pietra cementati. Altro elemento negativo è l’intubazione delle acque per 2 km, con un significativo degrado ambientale e un possibile deterioramento della qualità delle acque (attualmente classificate come buone). Per intervento del WWF, è stato verbalizzato e messo agli atti l’Appello nazionale per la salvaguardia dei corsi d’acqua dall’eccesso di sfruttamento idroelettrico, per il rispetto della Direttiva Europea Acqua 2000/60/CE, per la tutela ed il recupero degli ecosistemi e della biodiversità. Nel discutibile parere espresso il 22 marzo 2016 dall’Autorità di Bacino del fiume Sangro, il giudizio di “prelievo NON COMPATIBILE con l’obbligo di non pregiudicare il mantenimento o il raggiungimento degli obiettivi di qualità definiti per il corso d’acqua interessato” cozza con il tragicomico finale “PARERE POSITIVO”. L’Autorità di Bacino, tra l’altro, non specifica le modalità di controllo sul rilascio del Deflusso Minino Vitale a valle dell’opera, e come si possa garantire la conservazione dei Siti Natura 2000, mettendo a rischio la presenza di specie faunistiche tutelate e protette rigorosamente dalla Direttiva Habitat, come la lontra europea (Lutra lutra), il barbo (Barbus plebejus) e il cobite (Cobitis taenia). Le osservazioni presentate sono finalizzate al rigetto del progetto da parte della Gestione Demanio Idrico della Regione Abruzzo, che dovrà esprimere il parere finale di autorizzazione, ed il WWF auspica che quantomeno venga prescritta la Valutazione di Impatto Ambientale. Inoltre, è stato chiesto di spiegare come mai l’Autorità Regionale Concedente del Dipartimento Opere Pubbliche, Governo del Territorio e Politiche Ambientali de L’Aquila non sia mai intervenuta con una sua  pronuncia (risultando in tal modo, nei fatti, favorevole alla concessione), e di chiarire la modalità di valutazione per assegnare il requisito di interesse pubblico ad opere idroelettriche ed energetiche, nel rispetto di tutte le altre normative esistenti a tutela dell’ambiente e contro il rischio idrogeologico, alla luce dei cambiamenti climatici in atto, che comportano eventi meteorologici estremi che, sempre più spesso, sconvolgono il nostro territorio. Il WWF si chiede inoltre come sia possibile, ancora oggi, considerare l’acqua un mero prodotto commerciale, ad uso privato, invece di proteggerla come bene essenziale, patrimonio unico ed insostituibile da tutelare e conservare per rispetto dell’ambiente e delle condizioni di vita delle generazioni attuali e future.

mercoledì 10 agosto 2016

Le tartarughe nidificano nel Golfo di Catania



Il WWF Abruzzo Montano colleziona una bella soddisfazione in Sicilia: il socio Tiziano Collacciani, dopo 11 anni di scarpinate su e giù per il Golfo di Catania alla ricerca di segni rivelatori dell’ovodeposizione di tartaruga marina (eventualità che venne ipotizzata dopo aver ascoltato i racconti di alcuni anziani), ha individuato insieme agli amici del WWF Sicilia Nord Orientale - coordinati dai biologi Carlo Camera e Oleana Prato - due nidi di tartaruga marina da cui stanno già spuntando le prime nate. Dopo la loro localizzazione, in località San Leonardo, i due nidi sono stati messi in sicurezza ed è stata avviata la sorveglianza, per difenderli dai pericoli derivanti dalle predazioni o dalle attività umane: le uova avrebbero potuto essere distrutte accidentalmente dagli ombrelloni, dalla pulizia meccanica della spiaggia o dal transito dei quad. Le tartarughe marine sono minacciate dall’inquinamento luminoso costiero, dal degrado ambientale dei siti di nidificazione, dal turismo eccessivo, dalle collisioni con i natanti, dalle catture involontarie, dall’interazione accidentale con le attrezzature da pesca (reti e palangari); un’altra minaccia che ha portato al declino della specie negli anni è l'ingestione di plastica: questi rettili infatti si nutrono anche di meduse e calamari, e molto spesso scambiano queste prede proprio con i sacchetti di plastica che trovano in mare.



martedì 9 agosto 2016

Problematica “Cinghiali”



Il WWF: togliere la gestione ai cacciatori e affidarla a esperti della fauna selvatica

“Le immissioni a scopo venatorio, iniziate dagli anni ’50, hanno sicuramente giocato un ruolo fondamentale nel creare la situazione di espansione e crescita delle popolazioni di cinghiale” (autori Pedrotti & Toso, 2001). 

Non sono le considerazioni di associazioni ambientaliste, ma le conclusioni di diversi studi e rapporti dell’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA), l’organismo governativo deputato istituzionalmente a effettuare ricerca sulla fauna selvatica e a emanare pareri tecnici a favore delle pubbliche amministrazioni. È evidente, quindi, la responsabilità storica sulla proliferazione dei cinghiali delle associazioni venatorie e delle amministrazioni pubbliche loro compiacenti. 
Il problema è che fino ad oggi la gestione dei cinghiali non è stata affrontata in termini scientifici, ma esclusivamente in termini di ricerca del consenso della lobby dei cacciatori. Imputare alle aree protette la responsabilità dell’aumento della specie è una sciocchezza che non ha alcun fondamento. Chi si occupa di gestione faunistica sa che i cinghiali si muovono in aree di circa 2/3 km di raggio: andrebbero fatti quindi degli studi sul posizionamento delle zone di ripopolamento e cattura e delle aree cinofile, distribuite a macchia di leopardo e create proprio dagli Ambiti Territoriali di Caccia, con l’avallo delle Province. 
“La santa alleanza stipulata in questi anni tra cacciatori e Regione Abruzzo ha portato al disastro nella gestione faunistico-venatoria”, dichiara Luciano Di Tizio, delegato regionale del WWF in Abruzzo. “L’esempio più evidente è proprio la gestione del cinghiale, inadeguata e carente sotto il profilo tecnico e organizzativo. La Regione Abruzzo, non da oggi, è incapace di pianificare e coordinare le attività faunistico-venatorie: da anni è priva di un Piano Faunistico Venatorio aggiornato e non si è dotata dell’Osservatorio Faunistico Regionale, previsto dal 2004 e mai realizzato. Chi parla di fauna, lo fa spesso senza avere dati certi. Come si fa a gestire un problema di cui non si conosce neppure la reale portata? È notizia di pochi giorni fa che la Regione Abruzzo non ha fornito all’ISPRA neppure i dati 2014/15 sui tesserini venatori. Come si fa a pianificare l’attività faunistico-venatoria e a ridurre l’impatto sulle attività antropiche delle specie problematiche in queste condizioni?”
Da anni il WWF sostiene che alle imprese agricole andrebbe riconosciuto un ruolo più rilevante nella gestione del cinghiale, non solo perché costituiscono la categoria che maggiormente subisce disagi, ma perché, se coinvolte nel modo corretto, possono essere una componente strategica per la riduzione del danno. Purtroppo, fino a quando le organizzazioni agricole continueranno a farsi rappresentare da cacciatori all’interno dei comitati di gestione faunistica (Ambiti Territoriali di Caccia e Consulte provinciali per la caccia), prevarranno gli interessi venatori su quelli agricoli. 
Ora l’obiettivo di cacciatori e di alcuni funzionari della Regione Abruzzo sembra essere quello di aprire la caccia nei luoghi più agognati: le aree naturali protette. Si tratta di un’ipotesi - ovviamente non condivisa dal mondo ambientalista - che contiene in sé la prova del fallimento delle politiche gestionali in materia faunistico-venatoria della Regione che, oltre a non avere un Piano faunistico-venatorio da anni, non ha mai concretamente attuato le “Linee guida per la gestione del cinghiale nelle aree protette” (ISPRA), e non ha mai fatto approvare le aree contigue dei parchi, dove gestire la caccia in modo razionale, creando delle zone-cuscinetto tra parchi e resto del territorio. 
In altre regioni si è riusciti a ridurre notevolmente i danni in agricoltura con una gestione un minimo più razionale delle dinamiche faunistiche. Sarebbe sufficiente decidersi a compiere le scelte sulla base delle evidenze scientifiche e non ascoltando solo le chiacchiere da bar dei cacciatori! Prevenzione dei danni, catture nelle situazioni problematiche e un sistema di indennizzi efficace proprio nelle aree protette sono soluzioni applicabili, se effettivamente si vuole ridurre il problema. 
Il WWF rinnova l’invito alla Regione a organizzare, con tecnici indipendenti non legati alla lobby venatoria, un momento di confronto vero e non - come tante volte è accaduto in passato - precostituito, per confermare una scelta già assunta aprioristicamente.

sabato 6 agosto 2016

Fanghi industriali dalla Toscana



Fanghi industriali dalla Toscana sversati nella Cava “Le Grottelle” a Collelongo

C’è un'elevata permeabilità del suolo: richiesto il monitoraggio sistematico dell’acqua di falda utilizzata per dissetare i cittadini di Villavallelonga, Collelongo, Trasacco, Luco dei Marsi e Avezzano

Un'altra emergenza ambientale sta emergendo dalla naturale quiete della Vallelonga. Dopo i titoli, comparsi anche su giornali nazionali, sullo scempio d'asfalto all’interno del Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise, con il sequestro del cantiere e l'avvio di indagini da parte della Procura della Repubblica, irrompe un altro caso. Si tratta del conferimento di fanghi presso la cava “Le Grottelle” a Collelongo, confinante con l'ex discarica già sequestrata. Fanghi provenienti da stabilimenti industriali della Toscana, nei quali una società di Lucca produce carta igienica ecologica. Nell’ambito di un controllo a campione, eseguito dall’ARTA in data 26/11/2015, è emerso che i rifiuti provenienti dagli stabilimenti di Porcari e di Diecimo, in provincia di Lucca, e conferiti alla cava gestita dalla Ditta Tamburro, non rispettano i limiti previsti dalla normativa, superandoli per centinaia di volte. Parliamo di idrocarburi pesanti denominati C10-C40, composti moderatamente volatili, trovati nelle matrici ambientali e derivanti da processi di disinchiostrazione nel riciclaggio della carta, che dovrebbero essere miscelati con terriccio. Nei suoi controlli, l’ARTA ha altresì evidenziato che la miscelazione non viene effettuata correttamente, in quanto è stata riscontrata la “presenza superficiale di un materiale non miscelato a terreno, delle stesse caratteristiche visive e olfattive del rifiuto conferito”.
La Provincia de L’Aquila aveva ordinato alla ditta la rimozione del materiale entro sei mesi, a decorrere da gennaio 2015, ma ad oggi il materiale inquinato è ancora presente nel sito. Nell’ultima Conferenza di servizi, tenutasi il 24 giugno 2016, e alla quale la ASL non ha presenziato, tali risultati hanno portato l’Ente di Governo del Servizio Idrico Integrato d’Abruzzo a richiedere importanti prescrizioni, a cominciare dai “monitoraggi sistematici della qualità dell’acqua prelevata da falda acquifera e riservata al consumo umano, vista l'elevata permeabilità del suolo rilevata”. E ancora: “Vista la direzione del flusso idrico della falda verso la piana del Fucino, confermata dal piano di caratterizzazione, è necessario eseguire un monitoraggio anche a valle dell'area di bonifica, in particolare per la presenza dei campi pozzo di Trasacco, fonte strategica prioritaria e insostituibile di alimentazione idrica dei territori comunali di Trasacco, Luco dei Marsi ed Avezzano”. Tutto questo per la vicinanza della cava con la sorgente Triolo e all’acquedotto del CAM.
Il presidente del WWF Abruzzo Montano Giuseppe Walter Delle Coste, informato di questo nuovo allarme ambientale e sanitario dai consiglieri di minoranza del comune di Collelongo, pone un quesito: “Il monitoraggio è fondamentale ed è bene averlo richiesto. Viene tuttavia da chiedersi che cosa accadrebbe se la falda finisse con l’essere contaminata e soprattutto: perché non si applica in un caso così evidente il principio di precauzione, a tutela della salute dei cittadini marsicani?”

venerdì 5 agosto 2016

Strada Prati d'Angro: azioni necessarie



Prioritario demolire il tratto abusivo e limitare l'accesso

Le associazioni ambientaliste WWF, Salviamo l’Orso, Pro Natura e Legambiente hanno partecipato, in data 4 agosto 2016, alla riunione straordinaria dell’Autorità di gestione del PATOM, convocata a Roma dal Ministero dell’Ambiente. Sui risultati dell’incontro è stata elaborata una relazione sintetica che si può consultare sul sito del Ministero. Al di là della sintesi, le suddette associazioni ribadiscono “come non si possa in alcun modo derogare al rispetto del principio di legalità, soprattutto all’interno di una importantissima area protetta quale il Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise, in una zona di particolare rilievo per la conservazione dell’Orso bruno marsicano, patrimonio dell’intera umanità. Ricordano, inoltre, che tra i compiti del Parco c’è certamente anche quello - recentemente richiamato dal Consiglio di amministrazione dell’Ente - di favorire l’avvio di modelli gestionali che contemperino la tutela e lo sviluppo turistico, purché ciò avvenga con progetti a basso impatto ambientale. Confermano quindi che per loro, come è stato giustamente sottolineato anche dall’Autorità di gestione del PATOM, è necessaria l’azione di ripristino dello stato dei luoghi ed è indispensabile limitare l’accesso attraverso l’apposizione di una sbarra di chiusura della strada dei Prati d’Angro, in località Madonna della Lanna, in modo da consentire il passaggio ai soli autorizzati aventi diritto ed esclusivamente di giorno, con chiusura totale durante le ore notturne. Quello che è accaduto, al di là dei futuri esiti dell’inchiesta giudiziaria in corso e degli interventi pubblici a tutela dell’area protetta diffusi in questi giorni dalle associazioni, rappresenta un’immotivata aggressione all’autorità del Parco che va invece difesa e ribadita, a salvaguardia della natura, della legalità e della civile convivenza. Tutto questo nella convinzione che scelte diverse e moderne possono fare della difesa della natura un formidabile volano per lo sviluppo, anche economico, di un territorio che sicuramente non può essere legato ad antistorici impianti di risalita, resi ormai perfettamente inutili e dannosi dai cambiamenti climatici in corso”.

lunedì 1 agosto 2016

Lettera aperta al Presidente D'Alfonso



Promuovere un'operazione trasparenza sul progetto di modifica del tracciato autostradale A24 e A25

Trasformare il cittadino e l’impresa in parte attiva verso la decisione ed aiutare il miglioramento con il proprio parere, creando dei processi di partecipazione alle politiche regionali ed alla gestione dei servizi a tutti i livelli istituzionali, incentivando l’utilizzo e la fruizione di nuove tecnologie

Gent.mo Presidente D’Alfonso,
la frase che abbiamo posto in apertura di questa nostra lettera aperta, Le suonerà probabilmente familiare.
È naturale che sia così. Queste parole, infatti, fanno parte del programma elettorale “L’Abruzzo vale” con il quale Lei e la Sua coalizione Vi siete presentati agli abruzzesi, ottenendo il mandato a governare la nostra regione nel quinquennio 2014-2019.
La corretta e preventiva informazione, la partecipazione dei cittadini ai processi decisionali, l’accessibilità ai dati, costituiscono gli elementi fondanti di un buon governo. “Conoscere per deliberare”, scriveva Luigi Einaudi, perché è ovvio che solo cittadini e amministratori consapevoli e informati possono compiere scelte corrette.
Il passaggio del Suo programma che abbiamo richiamato all’inizio di questa lettera aperta ci fa ritenere che anche Lei intende porre al centro del Suo agire amministrativo il diritto dei cittadini ad essere informati e a poter partecipare alle scelte importanti per il territorio.
Ed è proprio per questo che, a nome delle associazioni che rappresentiamo, che hanno anche in Abruzzo migliaia di soci e sostenitori, Le chiediamo di avviare subito una vera e propria operazione “trasparenza” sul progetto del “Gruppo Toto” di modifica del tracciato autostradale della A24 e della A25. Tali ipotizzate varianti, infatti, stanno creando la giusta preoccupazione in quanti hanno a cuore la tutela e la valorizzazione dell’ambiente. Come in altre occasioni in passato (terzo traforo del Gran Sasso, Centro Oli di Ortona, piattaforma petrolifera Ombrina Mare, ecc.) un vasto movimento fatto di associazioni, comitati, amministrazioni locali, operatori economici, forze sindacali e politiche, sta manifestando la propria contrarietà verso un’opera che, per quanto è emerso fino ad oggi, con il suo enorme carico di trafori, viadotti e bretelle, rappresenterebbe uno stravolgimento di ambienti naturali di straordinario valore e infinita bellezza, che gli abruzzesi hanno saputo sinora conservare per le future generazioni, e un potenziale gravissimo vulnus per il bene più prezioso della collettività: l’acqua.
Nel dibattito che si è animato, non abbiamo visto finora una posizione chiara da parte della Regione. E, soprattutto, non vi è stata da parte del Governo regionale quell’azione di comunicazione e messa a disposizione dei dati che ci si aspetta da chi ha chiesto di essere eletto affermando il valore della partecipazione dei cittadini ai processi decisionali.
Con questa nostra lettera aperta, Le rivolgiamo quindi un invito pressante a farsi promotore di un confronto con gli abruzzesi sul progetto di modifica del tracciato autostradale, al fine di poter conoscere nel dettaglio i contenuti degli interventi ipotizzati, l’attuale iter autorizzativo, le fonti di finanziamento e le iniziative fin qui assunte dalla Regione Abruzzo.
Certi di un Suo rapido riscontro, Le inviamo distinti saluti.

WWF (Luciano Di Tizio)
Legambiente (Giuseppe Di Marco)
Pro Natura (Piera Lisa Di Felice)
FAI (Massimo Luca Dazio)
Italia Nostra (Paolo Muzi)
Marevivo (Paola Barbuscia)
Archeoclub (Giulio De Collibus)

venerdì 22 luglio 2016

Autostrada contro i Parchi


Messa in sicurezza A24 ed A25: la replica della Strada dei Parchi


"Una serissima minaccia per l'Abruzzo e uno schiaffo per gli abruzzesi".
Questo - secondo WWF, Legambiente, Pro Natura, FAI, Italia Nostra, Marevivo e Archeoclub - rappresenta il devastante progetto di modifica del tracciato autostradale della A24 e della A25 proposto dal gruppo Toto.
"Non è un caso, se contro la progettata variante si sta creando nella regione un movimento d'opinione che vede uniti amministrazioni locali, associazioni e politici. Migliaia di cittadini che tutti insieme, come già accaduto in altre occasioni (terzo traforo del Gran Sasso, Centro Oli di Ortona, Ombrina Mare, solo per citare gli episodi più recenti) sono scesi vittoriosamente in campo per difendere il territorio messo a rischio da interessi imprenditoriali e da una politica incapace di tenere conto dei reali bisogni della collettività e di guardare seriamente al futuro della regione. Già nel gennaio scorso, quando si cominciò a parlare sulla stampa della modifica del tracciato autostradale, denunciammo l'assurdità di un progetto che, tra l'altro, andrebbe a incidere sull'area delle sorgenti del Pescara, là dove, nel sottosuolo, c'è il bacino imbrifero più grande d'Italia e forse d'Europa, che fornisce acqua potabile a oltre metà degli abruzzesi; un progetto che attraverserebbe SIC e riserve regionali di importanza strategica per la natura in Abruzzo, che rovinerebbe per sempre paesaggi unici, vera ricchezza di questa regione. Nel solo tratto abruzzese, sarebbero infatti previsti altri cinque trafori, diversi viadotti e bretelle, con un impatto paesaggistico enormemente negativo. La definimmo, già a gennaio, un'opera inutile e devastante per l'ambiente. Un giudizio che non possiamo che ribadire oggi, quando emergono inquietanti dettagli su questo progetto. Le autostrade esistenti (in gestione alla società "Autostrada dei Parchi" sino al 2030, con pedaggi costosissimi per gli utenti) sono largamente sufficienti per il traffico tra l'Abruzzo e Roma, modificarle è una vera follia. Se dovesse passare questa idea, sarebbe anche necessario cambiare la denominazione sociale del gestore in "Autostrada contro i Parchi", più aderente alla realtà. WWF, Legambiente, Pro Natura, FAI, Italia Nostra, Marevivo e Archeoclub chiedono al Governo di non prendere neppure in considerazione la modifica proposta dal gerente e ai consiglieri regionali abruzzesi, qualsiasi sia il loro gruppo politico di riferimento, di opporsi decisamente e chiaramente a questo folle progetto, sostanzialmente inutile per la collettività e dannoso per l'ambiente, da bocciare senza mezzi termini. È inoltre auspicabile che ogni comune della regione, non solo quelli direttamente coinvolti nel tracciato, faccia sentire la propria opposizione: sono infatti sotto attacco gli interessi veri e profondi di tutti gli abruzzesi e tutti insieme dobbiamo difenderci".


giovedì 21 luglio 2016

Esposto sui lavori di asfaltatura



Le associazioni WWF Abruzzo, Salviamo l’Orso, LIPU Abruzzo, Pro Natura Abruzzo, hanno depositato un esposto alla Procura della Repubblica presso il Tribunale de L’Aquila, in merito ai lavori di asfaltatura di una strada, in larga parte sterrata, in località Prati d’Angro, nel Comune di Villavallelonga, nel Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise.
Medesimo esposto è stato inoltrato al Corpo Forestale dello Stato, al Nucleo Operativo Ecologico dei Carabinieri Abruzzo, al Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, alla Regione Abruzzo e alla Delegazione in Italia della Commissione Europea.
L’esposto ricostruisce puntualmente la vicenda, evidenziando le palesi contraddizioni e l’illegittimità di talune autorizzazioni, nonché richiamando le difformità riscontrate nei giorni scorsi anche dall’Ente Parco, tra quanto autorizzato e quanto effettivamente realizzato.
Nell’esposto si sottolinea la gravità di quanto è accaduto, tenuto conto che si è pesantemente intervenuti in un sito importantissimo di una delle principali aree naturali protette d’Europa, individuato come Sito di Interesse Comunitario nella Rete Natura 2000 e centrale per la tutela dell’orso bruno marsicano, specie per la cui salvaguardia l’Unione Europea è più volte intervenuta con cospicui finanziamenti, attraverso diversi progetti LIFE.
Oggi, a lavori interrotti solo grazie all’azione delle associazioni ambientaliste (che peraltro avevano segnalato per tempo la pericolosità dell’intervento che si stava progettando), è auspicabile che la magistratura svolga rapidamente le opportune indagini, al fine di ricostruire dettagliatamente l’iter amministrativo seguito e le modalità della conduzione dei lavori, individuando tutte le eventuali responsabilità.
Al contempo, è fondamentale che tutti gli enti coinvolti, ad iniziare proprio dall’Ente Parco, svolgano le opportune azioni per rimediare a quanto è stato fatto.
Nei prossimi giorni, sembra che sia prevista una riunione straordinaria del Consiglio direttivo del Parco.
Le richieste delle associazioni sono:
-blocco immediato di tutto l’intervento, anche nel tratto in cui i lavori stanno proseguendo;
-ripristino della situazione precedente in tutto il tratto che non era asfaltato;
-chiusura della strada all’altezza della Madonna della Lanna (con transito consentito solo agli autorizzati).

lunedì 11 luglio 2016

Sfregio ai Prati d'Angro



Il Parco Nazionale d'Abruzzo, Lazio e Molise è uno dei parchi nazionali storici più importanti d'Italia ed un Sito di Importanza Comunitaria della Rete Natura 2000, con specie uniche come l'orso bruno marsicano, il camoscio appenninico e il picchio dorsobianco di Lilford. Proprio una delle aree di maggior pregio per la presenza di faggete secolari, tutelate dalla presenza di zone a riserva integrale, è stata sfregiata dai lavori per asfaltare una strada che penetra nella bellissima zona dei Prati d'Angro, nel territorio comunale di Villavallelonga, per eseguire un progetto di manutenzione straordinaria dal costo di circa 500.000 euro di fondi pubblici. La strada in questione fu già parzialmente asfaltata anni addietro, ma ormai da molto tempo si trovava in condizioni di sterrato, a uso solo dei locali aventi diritto per svolgere le attività agro-silvo-pastorali tipiche delle aree montane abruzzesi e ai turisti della domenica non disposti a lasciare l'auto pochi chilometri prima. Da anni il Parco cerca di porre un limite all'accesso, come è avvenuto in altri luoghi dell'area protetta, ma purtroppo con scarsi risultati. Quest'ultimo intervento è stato autorizzato anche dall'Ente Parco, che ha cercato un compromesso proponendo misure di compensazione e mitigazione, seppur minime, al progetto del Comune. Tra le prescrizioni dell'Ente Parco c'era anche quella di limitare l'intervento alla parte iniziale della valle e la futura limitazione dell'accesso attraverso una sbarra. Tutto vano, perché i lavori sono iniziati proprio dal fondovalle, dall'area più sensibile, peraltro in base ad una valutazione d'incidenza, obbligatoria per il rispetto delle norme comunitarie, assolutamente insufficiente. Del resto, molti studi scientifici dimostrano inequivocabilmente l'impatto che ha questo tipo di interventi su molte specie animali e vegetali. A parere del WWF, l'Ente Parco non avrebbe dovuto rilasciare il nulla osta e comunque deve oggi intervenire per bloccare l'attacco al suo patrimonio. E tutti gli enti competenti, compreso il Ministero dell'Ambiente, devono adoperarsi per fermare questo assurdo progetto, scongiurando danni irreversibili al patrimonio naturale del Parco, con conseguenti inadempienze delle normative comunitarie foriere di ulteriori procedure di infrazione in materia ambientale, sulle quali il nostro Paese detiene un record negativo.

"Il WWF non può assistere a questo scempio non giustificato da alcuna motivazione pratica, visto che la strada non ha neppure funzioni di collegamento" dichiara Luciano Di Tizio, Delegato WWF Abruzzo. "Stiamo assistendo ad un'aggressione al territorio che ci riporta alle battaglie storiche del Parco d'Abruzzo contro i tentativi di costruzione di strade e villette in un'area prossima a questa, quella della Cicerana".

"L'area dei Prati d'Angro è di grande importanza per l'orso bruno marsicano, è frequentata anche da femmine con prole ed è ricca di siti di rifugio e alimentazione" conclude Dante Caserta, Vicepresidente WWF Italia. "E riveste una notevole importanza anche per la presenza di specie ornitiche nidificanti inserite nella Direttiva Uccelli. Come WWF siamo pronti ad affiancare tutti gli Enti che intendano effettivamente opporsi a questo scempio, a partire dall'Ente Parco, al quale chiediamo di intervenire immediatamente, vista la violazione delle sue stesse prescrizioni, e subito dopo di rivedere l'autorizzazione rilasciata".

mercoledì 6 luglio 2016

Fiume Sangro a rischio


Riduzione e incostanza della portata pregiudicano la salute del fiume e la sicurezza dei cittadini. Messe a rischio specie faunistiche di importanza comunitaria, a cominciare dalla lontra.

Ci risiamo: il fiume Sangro è di nuovo interessato da un progetto per la captazione di acqua (1.500 - 3.000 l/sec) a fini idroelettrici, presentato questa volta dalla Tecnobuilding di Eboli per un tratto del corso d’acqua nel territorio del Comune di Alfedena.
Il WWF ha presentato osservazioni in opposizione a questo progetto per una serie di ragioni. In primo luogo, perché comporterebbe un vulnus ambientale notevole, in un tratto rimasto sostanzialmente naturale e poco più a monte della deleteria canalizzazione del fiume realizzata negli anni ’80 del secolo scorso, con una conseguente, accresciuta condizione di rischio idraulico presso i centri abitati e un significativo aumento del degrado ambientale. Ha poco senso, mentre ci si sforza lodevolmente di ottenere la rinaturalizzazione dell’alveo e la mitigazione del rischio idrogeologico di inondazione nel tratto a suo tempo danneggiato, intervenire creando ulteriori problemi poco più a monte. Le conseguenze dell'eventuale realizzazione dell’impianto, aggiunte alla presenza della diga di Barrea e alla sottrazione sull’affluente Rio Torto (acqua non restituita al Sangro ma al fiume Volturno), sarebbero infatti disastrose: si rischia di far rimanere l’alveo (ad elevata permeabilità) completamente a secco per circa due chilometri, e nello stesso tempo di pregiudicare in forma grave l’ambiente fluviale a valle del punto di restituzione, per le ulteriori e dannose variazioni di portata.
Il presidente del WWF Abruzzo Montano, Walter Delle Coste, ricorda che «la Regione Abruzzo deve perseguire il raggiungimento degli obiettivi imposti dalla Direttiva 60/2000 CE Acque e previsti anche dal Piano Tutela delle Acque della Regione stessa: come potrebbe un simile, impattante intervento, conformarsi al perseguimento dell’obiettivo di qualità buono, nel rispetto del principio di non deterioramento previsto all’art. 4 della Direttiva stessa? Mi sembra importante sottolineare che oggi è un dato scientifico acclarato il fatto che la riduzione della portata pregiudica, tra l’altro, anche il potere di auto-depurazione dei fiumi. È doveroso opporsi a questo ennesimo assalto alle risorse idriche e il WWF è necessariamente contrario, come lo è stato già nel recente incontro del 28 giugno scorso presso il comitato VIA per l’annosa vicenda della centrale idroelettrica sul fiume Giovenco».
Con la costruzione delle previste strutture, nella fase di esercizio e ancora più in quella di cantiere, e con la captazione di 1.500 - 3.000 l/sec di acqua, che verrebbe poi restituita al fiume Sangro quasi due chilometri più a valle, si avrà infatti, inevitabilmente, una significativa degradazione ambientale, in grado di mettere a rischio la presenza di specie faunistiche tutelate dalla normativa europea, nazionale e regionale. «Nel fiume Sangro – sottolinea il delegato Abruzzo del WWF Italia Luciano Di Tizio - è da tempo accertata la presenza della Lontra europea (Lutra lutra), rigorosamente protetta dalla normativa internazionale e nazionale. Ci sono inoltre pesci, anfibi e rettili tutelati come specie di interesse comunitario che richiedono una protezione rigorosa, e una preziosa colonia di Vespertilio di Daubenton (Myotis daubentonii), un chirottero estremamente importante per il controllo delle zanzare: volando a pelo d'acqua, ne cattura circa 5000 per notte!»
Il WWF, nell’esprimere la propria contrarietà al progetto, ha chiesto che venga rigettato per i danni ambientali che comporterebbe o, quantomeno, che venga sottoposto a una rigorosa fase di valutazione di impatto ambientale (VIA) e a ogni altro possibile esame preliminare volto a scongiurare eventuali, gravi danni, al territorio e ai suoi abitanti.

martedì 5 luglio 2016

I 50 anni del WWF Italia

Dal sito ufficiale di Francesco Petretti
http://www.francescopetretti.it/


Cinquanta anni fa nasceva il WWF Italia. Era l’estate del 1966, quando nello studio di Fulco Pratesi, in una tranquilla strada del quartiere Parioli a Roma, si incontrarono le poche persone che avevano deciso di intervenire in difesa della natura, che all’epoca era in balia di una crescita economica, demografica e urbana che stava travolgendo tutti gli ambienti naturali del Nostro Paese. I danni che si fecero in quel periodo furono quasi insanabili: furono gli anni in cui sparirono la foca monaca e l’avvoltoio monaco, il gipeto e il gobbo rugginoso, furono cancellate vaste paludi (Mezzano), distrutte le dune più belle, ridotti a meno di cento i lupi, estinti, o quasi gli orsi dell’Adamello Brenta, spazzate le lontre da tutti i fiumi e le lagune, tranne quelle del Cilento e della Basilicata. Insomma in quegli anni ci stavamo giocando il futuro del paesaggio naturale e della biodiversità in Italia, e se ciò non avvenne fu soprattutto grazie all’argine eretto da un manipolo di illuminati e un po’ visionari amanti della natura che realizzarono i primi interventi concreti. Nel bene e nel male, anche attraverso le inevitabili crisi che accompagnano la crescita e la maturazione di una “creatura” di cinquanta anni, al WWF va riconosciuto il merito di aver fermato la strage dei predatori, di aver fatto nascere l’attuale sistema delle aree protette, di aver conservato 35.000 ettari di ambienti naturali di altissima qualità, di aver lottato in difesa degli orsi e delle farfalle, dei cervi e dei lupi, dei cetacei e dei pipistrelli. Non ultimo, al WWF va ascritto il merito di aver “ importato” in Italia la moderna ricerca di campo sugli animali selvatici, in condizioni di libertà, ricerca che negli anni Sessanta e Settanta era fortemente progredita in tutto il Mondo (basti pensare ai lavori di Schaller, Goodal, Geist, Mech, Kruuk), ma in Italia era praticamente inesistente. Fu il WWF a promuovere i progetti di campo sul lupo, sull’orso, sul cervo sardo e successivamente su molte altre specie di vertebrati, invitando in Italia gli esperti stranieri che avviarono il lavoro, passando ben presto il testimone della ricerca ai primi zoologi italiani della fauna selvatica. Fu così che negli anni Ottanta nacque la prima vera scuola di zoologia dei vertebrati di campo che, con un termine moderno, potremmo definire biologi della conservazione. È motivo di orgoglio constatare, oggi, che, in un modo o nell’altro, praticamente tutte le più autorevoli figure italiane nel settore hanno lavorato anche con e per il WWF Italia.

Francesco Petretti

sabato 11 giugno 2016

Fulco Pratesi a Pescara per i 50 anni del WWF Italia



Sabato 11 giugno, alle ore 11, presso la Sala Figlia di Iorio del Palazzo della Provincia, in piazza Italia, a Pescara, Fulco Pratesi ha ripercorso la storia del WWF Italia in questo primo mezzo secolo di storia dell’ambientalismo italiano, attraverso una conversazione con Luciano Di Tizio, giornalista e delegato del WWF Italia in Abruzzo. Insieme a Pratesi anche Antonio Canu, presidente di WWF Oasi, Dante Caserta, vicepresidente del WWF Italia, Giampaolo Oddi, coordinatore delle guardie volontarie del WWF e Antonio Di Marco, presidente della Provincia di Pescara che ospita l’iniziativa, assieme ai rappresentanti delle 4 organizzazioni aggregate abruzzesi e ai tanti soci e simpatizzanti della nostra associazione.
La storia del WWF in Italia iniziò nel 1966, quando proprio Fulco Pratesi e pochi altri “visionari” decisero di dare vita all’associazione italiana del WWF, nato solo 5 anni prima, nel 1961, in Svizzera. Una storia di straordinario impegno ambientalista, di volontariato, di grandi battaglie, di importanti vittorie, ma anche di sconfitte che hanno reso, nel giro di pochi decenni, il WWF la più grande associazione ambientalista italiana e in alcuni casi hanno cambiato, in meglio, il nostro Paese. Una storia fatta da milioni di italiani che, almeno una volta, nel corso di questi 50 anni hanno aiutato e sostenuto il WWF in uno dei tantissimi progetti di conservazione, educazione ambientale, opposizione a progetti distruttivi, promozione del territorio, portati avanti in ogni angolo della Penisola. Ed è una storia anche abruzzese, perché le vicende del WWF e di Fulco Pratesi tante volte si sono intrecciate con l’Abruzzo e la sua natura, basti pensare alla storica Operazione San Francesco in difesa del lupo, che proprio dall’Abruzzo partì nei primi anni '70, agli anni di Fulco Pratesi al Parco Nazionale d’Abruzzo, fino alle battaglie dei giorni nostri per difendere il mare dalla deriva petrolifera. Una storia tutt’altro che conclusa: dall’incontro con Fulco Pratesi, il WWF Abruzzo e tutti i suoi attivisti ripartiranno per continuare in una azione di difesa e di valorizzazione della natura della quale, purtroppo, c’è ancora un infinito bisogno, in Abruzzo, in Italia e nel mondo.



venerdì 3 giugno 2016

Dai Marsi ai Marsicani



Dal 3 al 5 giugno 2016 il WWF Abruzzo Montano parteciperà all’evento “Dai Marsi ai Marsicani", patrocinato dalla regione Abruzzo e dal comune di Avezzano. Saranno protagonisti scuole, associazioni e studiosi legati alla Marsica, con l'obiettivo di far conoscere ed emergere le potenzialità insite nel territorio.

domenica 29 maggio 2016

GIORNATA OASI WWF 2016






Domenica 29 maggio 2016, l'Oasi WWF "Gole del Sagittario" di Anversa degli Abruzzi, in collaborazione con il WWF Abruzzo Montano, festeggerà la Giornata delle Oasi WWF 2016 che quest'anno ospiterà l'evento "Sorgente di Libri". Le numerose attività previste saranno realizzate grazie alla Cooperativa Sociale Daphne, al Parco Letterario "Gabriele d'Annunzio", alla Società "Dante Alighieri", alla disegnatrice Gaia Sorrentino e ai volontari del progetto Erasmus Plus. Ricordiamo che ad Anversa degli Abruzzi, uno dei borghi più belli della provincia de L’Aquila, è ambientata la tragedia di Gabriele d'Annunzio "La fiaccola sotto il moggio" e che la bellezza delle Gole del Sagittario ha ispirato da sempre letterati, botanici, artisti e viaggiatori.
L’Oasi WWF Gole del Sagittario, nel corso dell’intera giornata, ospiterà lo stand del WWF Abruzzo Montano e sarà possibile aderire o rinnovare l'iscrizione al WWF Italia.

giovedì 12 maggio 2016

Seminario sull'educazione ambientale



Giovedì 12 maggio 2016, il WWF Abruzzo Montano parteciperà al seminario di educazione ambientale organizzato dall’Università de L’Aquila, in collaborazione con il WWF Italia, e rivolto agli studenti di Scienze della formazione primaria. La lezione sarà tenuta dalla dott.ssa Maria Antonietta Quadrelli, responsabile del settore educazione del WWF Italia. Il WWF Abruzzo Montano plaude a questo genere di iniziative, tese a promuovere l’educazione ambientale in ambito scolastico, obiettivo statutario della nostra associazione, ed auspica che questo necessario insegnamento possa al più presto entrare stabilmente nelle scuole, per stimolare i comportamenti virtuosi dei cittadini, partendo da una prospettiva nuova: le generazioni future crescano in una società dove le buone pratiche ambientali siano totalmente naturali e istintive. La sfida culturale è quindi questa: i ‘nativi digitali’ dovranno essere anche ‘nativi ambientali’, per uno sviluppo sostenibile.

giovedì 21 aprile 2016

PowerStop



Il WWF Abruzzo Montano è soddisfatto per il parere negativo espresso dalla Conferenza di servizi sul progetto di costruzione della centrale a biomasse PowerCrop. Le criticità del progetto rilevate dal WWF Abruzzo Montano sono state avvalorate dagli altri pareri degli enti presenti al tavolo tecnico. Al termine della riunione, Giuseppe Walter Delle Coste - presidente del WWF Abruzzo Montano - ha dichiarato: “Siamo rimasti piacevolmente impressionati dalla competenza e meticolosità con le quali è stata condotta l’istruttoria procedimentale da parte della responsabile del procedimento, che è andata ad analizzare ogni aspetto della vicenda: dalle titolarità e disponibilità delle aree all’approvvigionamento della biomassa, dagli aspetti urbanistici alle ricadute occupazionali nel settore agricolo, dagli aspetti ambientali e culturali agli impatti sociosanitari sulla popolazione. Questa vittoria è frutto del lavoro articolato svolto dalle parti in causa e dell’amore per il Fucino che tutti hanno dimostrato. Anche la politica ha fatto la sua parte, dimostrando di poter incidere sulle dinamiche economiche e sociali dei territori che amministra; i cittadini marsicani sono scesi in campo e hanno fatto sentire la loro voce contraria allo scellerato progetto. Una particolare nota di merito va riconosciuta, altresì, al tecnico ambientale, dott.ssa Irma Paris. Siamo consapevoli che la guerra non è finita, ma siamo certi di aver vinto una battaglia fondamentale. Da ieri pomeriggio, nella Marsica, si respira un’aria nuova.”