domenica 27 novembre 2016

Festa del letargo 2016



Torna anche quest’anno la Festa del letargo: è giunta alla terza edizione la giornata nata come confronto sulla presenza dell’orso nel territorio e sulla convivenza con l’uomo. Non si svolgerà a Pettorano sul Gizio come nelle due precedenti edizioni, ma ad Anversa degli Abruzzi, il prossimo 27 novembre, dalle ore 9. L'evento è stato organizzato dagli amici dell'associazione Dalla parte dell'orso, assieme a Salviamo l'orso e al WWF Italia. Ci sarà la possibilità di partecipare ad escursioni e saranno allestiti stand enogastronomici, aree dedicate all’artigianato e spazi per bambini. L'evento e tutte le attività, a partire dalle escursioni, sono completamente gratuite. In programma anche la presentazione di due interessanti volumi: "Enrico, storia di un orso dell'appennino" di Gaetano De Persiis, ed il libro per bambini "L'orso Willy, il miele al cioccolato e le pulci ballerine" di Germano Chiaverini. Il clou della manifestazione sarà la presentazione di un report sul contributo delle associazioni per la conservazione dell'orso bruno marsicano, con il prezioso contributo di Paolo Ciucci dell'Università La Sapienza di Roma, che parlerà di conservazione dell'orso marsicano tra paesaggi culturali, conflitto sociale, e best practices. A seguire, una discussione in un'interessante tavola rotonda. Il momento di confronto verterà anche sul tema degli orsi confidenti. Il problema della convivenza fra orso e uomo è tornato alla ribalta quest’anno con forza. C'è bisogno di misure più adeguate per tutelare i nostri orsi, ma anche di maggiore coinvolgimento dei cittadini sull’importanza della sopravvivenza del simpatico plantigrado. Conclusione in bellezza con il gioco dell'orso, un ricco aperitivo cenato in piazza, note musicali di gruppi itineranti e qualche sorpresa. Pranzo e aperitivi sono convenzionati con i ristoratori locali.

giovedì 24 novembre 2016

Parco Sirente Velino: “Che diventi nazionale!”



Oggi la Commissione ambiente e territorio del Consiglio regionale riproverà a porre la pietra tombale sul mai decollato Parco regionale abruzzese. Gli ecologisti chiedono che sia rispettata la legge con l’approvazione del Piano del parco o, in alternativa, la sua trasformazione in Parco nazionale

A fronte dell’attuale situazione di crisi, malfunzionamento e malcontento generalizzato, il futuro del Parco regionale Sirente Velino potrebbe ormai essere segnato per sempre. Nella seduta di oggi della 2a Commissione (ambiente e territorio) del Consiglio regionale abruzzese, infatti, si tenterà di nuovo di celebrare il funerale del Parco, sugellando uno sciagurato accordo tra alcuni sindaci della Valle subequana e alcuni ambientalisti della zona. In cosa consisterebbe l’accordo faticosamente raggiunto? Ma è alquanto ovvio, nella riperimetrazione dei confini del Parco nella Valle subequana, senza alcuna base scientifica e per puri motivi localistici, con una perdita secca di quasi tutto il versante sinistro orografico della Valle dell’Aterno e di una superficie di circa 5-10.000 ettari, pari al 10-20% dell’intera superficie protetta, in zone caratterizzate da habitat e specie prioritarie a livello europeo, destinate secondo il (mai approvato) Piano del parco a divenire zone “B” di Riserva generale.
Si punta insomma ad avviare lo smantellamento del Parco, senza pensare che la Legge regionale prevede che l’adozione formale del Piano del parco sarebbe già dovuta avvenire da oltre vent’anni, secondo le procedure previste dalle tre precedenti leggi, mai attuate, che ne prevedevano l’entrata in vigore entro 6 mesi (nel 1989), entro 18 mesi (nel 2000) ed entro 18 mesi (nel 2011), nonché la possibilità di esercitare i poteri sostitutivi da parte della Giunta regionale.
Le associazioni ecologiste Appennino ecosistema, WWF Abruzzo montano, Lipu Abruzzo, Altura Abruzzo e Salviamo l’orso affermano che, a fronte della ormai conclamata mancanza di volontà di sindaci e Regione di approvare finalmente il Piano del parco, rendendolo realmente operativo e rilanciandone così le attività, l’unica soluzione per assicurare un’efficace protezione agli ecosistemi del massiccio del Velino Sirente è rinunciare alla tutela regionale e passare decisamente all’istituzione del progettato Parco nazionale. Infatti, la mancata gestione del Parco regionale da parte della Regione in questi 28 anni lo ha reso di fatto un vero e proprio ectoplasma, impedendone il funzionamento e qualsiasi ricaduta positiva sul territorio: non resta quindi che concludere una volta per tutte questa storia di croniche inadempienze, affrancando il Sirente Velino dalla tutela regionale.
La proposta di istituzione del Parco nazionale del Velino Sirente, lanciata all’inizio di quest’anno da Appennino ecosistema, comprende infatti l’approvazione della zonazione del territorio (secondo la bozza già elaborata dagli esperti di Appennino ecosistema) fin dal momento dell’istituzione del nuovo Parco nazionale. La zonazione prevista dal Piano del parco regionale avrebbe potuto lanciare una gestione del territorio scientificamente fondata ed adeguata da un lato alle sue qualità ecologiche e dall’altro alle attività umane con queste compatibili. Senza il Piano del parco, permangono invece in vigore in modo “provvisorio” (da ormai quasi trent’anni!) assurdi ed immotivati divieti di assoluta inalterabilità dei luoghi, su tutto il territorio del Parco, persino nei centri abitati e nelle zone agricole, che fanno degli abitanti di tutti i comuni compresi nel Parco veri e propri ostaggi della mancata applicazione della legge e dell’assoluta discrezionalità dell’Ente parco per le autorizzazioni relative a qualsiasi intervento sul territorio.
La proposta di istituzione del Parco nazionale aveva trovato il sostegno aperto delle amministrazioni comunali di Ocre, San Demetrio ne’ Vestini e Magliano de’ Marsi, il sostegno condizionato di quelle di Lucoli e L’Aquila e l’interesse a vagliare la proposta di molti altri sindaci, nonché del presidente della Commissione ambiente e territorio della Regione, Pierpaolo Pietrucci, che invece ora sembra aver imboccato un’altra strada.

mercoledì 9 novembre 2016

“Le Grottelle”: falda a rischio




Il TAR Abruzzo decide sul caso. I rifiuti nella cava di Collelongo “dovevano essere rimossi entro il 30 settembre 2016"

Dopo il terzo rinvio, la Sezione Prima del Tar per l’Abruzzo, con l’intervento dei magistrati Antonio Amicuzzi, presidente,  Maria Abbruzzese, consigliere, e relatrice la dottoressa Paola Anna Gemma Di Cesare, nella camera di consiglio del giorno 9 novembre 2016, ha respinto la domanda cautelare, presentata dagli avvocati difensori della ditta Tamburro Remo, contro la Provincia de L’Aquila – Settore ambiente/Servizio gestione rifiuti, per l’annullamento del provvedimento del 10.02.2016, che aveva statuito “il divieto di prosecuzione attività per il recupero rifiuti a carico della ditta Tamburro Remo”. Il TAR, dopo aver udito i legali Pierfrancesco De Nicola e Francesca Tempesta, difensori della Provincia de L’Aquila, e l’avvocato Angelo Guanciale, difensore ad opponendum dei consiglieri di minoranza Nicola Pierleoni, Cesare Angelo Pisegna, Cinzia Pisegna Orlando (il Comune di Collelongo non si è costituito in giudizio), ha pronunciato un’ordinanza di respingimento sulla base del prevalente principio di precauzione in tema ambientale (sancito anche ex art. 3 ter D.lgs. 152/2006). “Lo stesso principio di precauzione richiesto dal WWF Abruzzo Montano nelle prime fasi di questa travagliata emergenza, a tutela della salute dei cittadini marsicani, in particolare per la presenza dei campi pozzo di Trasacco, fonte strategica prioritaria e insostituibile di alimentazione idrica dei territori dei comuni di Collelongo, Trasacco, Luco dei Marsi ed Avezzano”, rimarca Giuseppe Walter Delle Coste, presidente del WWF Abruzzo Montano, che spiega: “Con l’ordinanza del Tar, diventa immediatamente esecutivo il provvedimento per la rimozione delle 17.000 tonnellate di rifiuti e di materiale utilizzato per la loro miscelazione, depositati nella cava sita in località “Le Grottelle” nel Comune di Collelongo, al fine di preservare l’integrità della falda acquifera presente nelle vicinanze e, in base all’art. 242 del D.lgs. 152/2006, “qualora i soggetti responsabili della contaminazione non provvedano direttamente e non provvedano né il proprietario del sito né altri soggetti interessati, le procedure e gli interventi sono realizzati d’ufficio dal Comune territorialmente competente”. Inoltre, in data 7 novembre 2016, il segretario comunale di Collelongo, dott.ssa Gianna Del Fiacco, ha avviato un procedimento amministrativo rivolto all’architetto Vincenzo Tarquini, responsabile del Settore Lavori Pubblici del Comune di Collelongo, per verificare la veridicità delle dichiarazioni – rilasciate da Remo Tamburro in data 12 giugno 2014 per ottenere l’autorizzazione – nelle quali si asseriva, contrariamente a quanto ormai noto dal 1995, che la cava non ricadeva all’interno di un Sito di Interesse Comunitario, parte integrante del Parco Nazionale d’Abruzzo dal 1995, nonché della Rete Natura 2000. Questa emergenza ambientale, come tante altre, poteva essere evitata con il coinvolgimento responsabile dei cittadini e delle associazioni ambientaliste, nella partecipazione ai processi decisionali per “tutelare il diritto di ogni persona, nelle generazioni presenti e future, a vivere in un ambiente atto ad assicurare la sua salute e il suo benessere”, così come scritto nella Convenzione di Aarhus nel lontano 1998”.