mercoledì 1 luglio 2015

Perché acquaticaMente


di A. Maggi




Fuggendo da Roma verso aria e silenzio di qualità, l'autostrada con la sua promessa di velocità percorre infinite curve aperte che attraversano montagne. Se fossimo viaggiatori interstellari abituati a scrutare l'abisso per intravedere ogni minimo segnale, capiremmo che stiamo penetrando in un mondo primitivo e pittoresco ma  la modernità ci ha al laccio e tra un autogrill e l'altro poco lascia di quella curiosità inquieta che doveva guidare fuori dai grandi luoghi il viaggiatore del gran tour ottocentesco. Sperimentiamo però piccole variazioni. È il nostro corpo a suggerirle prima ancora di un pensiero: una sensazione di fresco confine tra le due regioni, una qualità dell'aria che le narici apprezzano quasi inconsapevolmente.
Il piegare della strada in direzione Pescara, il Velino a guardia mentre ci lasciamo a nord est la Valle del Salto, e all'improvviso il panorama cambia e per un attimo recuperiamo la domanda su dove il viaggio ci porta. Uno specchio ardente di sole e umidità in estate, lucido nelle giornate di pioggia, coltre di nebbia bassa durante certe giornate di inverno.
È il Fucino un improvviso esercizio per gli occhi ad allargare per un poco lo sguardo, finché la pianura reincontra la cinta di monti naturale promessa di fresco e di ombra, di neve in inverno, e per un momento chiedersi: com'era? Ciò che oggi è pianura agricola un tempo fu acqua. I suoi borghi luoghi di pescatori, i suoi odori quelli stagnanti, la sua vegetazione e le sue storie diverse da quelle di oggi. L'antica Roma con i progetti di 2000 anni fa con migliaia di schiavi a scavare il Salviano e le sue naumachie per festeggiare le trasformazioni del paesaggio. Le sorti alterne di una lotta di secoli perché quella bonifica restasse intatta. L'ultima vinta da Torlonia, ultimo principe in epoca che vedeva già i germi della Repubblica. Le lotte contadine e Silone, che elesse i cafoni dell'acqua custodi e cantori  inconsapevoli. Sono immagini di istanti che si riaffacciano dopo averle apprese sui banchi di scuola o da qualche racconto di anziani. Luogo d'acqua e naturalmente connesso ai luoghi d'acqua di un Abruzzo interno oggi dimenticato tra desiderio di incanto naturalistico e problemi di ogni giorno: acqua che cronicamente manca all'agricoltura, centrali geotermiche sorte come cattedrali in un deserto di sviluppo industriale che mai fu, cave che bucano una montagna gentile per la sete degli artefici del secondo sacco di Roma, progetti con nomi che non svelano fino in fondo la loro natura: PowerCrop con la sua storia di un fantomatico recupero industriale; centrali che mistificano il rinnovabile bruciando alberi; l'idea di portare l'acqua contro gravità per creare invasi dove non ci sono con metri cubi di cemento per ingabbiare, condurre, impermeabilizzare.
La morsa di sviluppo si stringe anche attorno al Fucino e alla valle del Giovenco che di quel luogo custodisce ancora il fiume che ne fu principale emissario. E la domanda la stessa dei cafoni fontamaresi di siloniana memoria: “Che fare?”
L'intimo legame all'acqua di luoghi come Avezzano, Celano,  Luco dei Marsi , Ortucchio,  Pescina, San Benedetto dei Marsi, Trasacco, Borgo Incile, Ortona dei Marsi e Bisegna è ancora vivo? e dell'acqua siamo ancora custodi?
Nasce così l'idea di AcquaticaMente. Un modo di ripensare percorsi e di condividere visioni prima che la modernità e i centri commerciali li dimentichino nello stordimento e il mondo che non è  più sparisca con l'ultimo anziano.
L'anziano, custode saggio, colui che ancora di quei luoghi preserva ricordo e uso rispettoso. Mente attiva, scarpa grossa e cervello fino, che piega da sempre a paesaggio una natura non sempre benevola.
L'acqua e la mente.
E in mezzo qualunque percorso che è il sogno del cercatore.
Viandante, la strada si fa con l'andare.
E così proseguendo nel viaggio immaginare di partire da questi luoghi d'acqua: una sorgente, una fonte per abbeverare, una centrale elettrica dimenticata, luoghi buoni per secoli a produrre la canapa, attracchi di pescatori e canali e geografie contemporanee e antiche. E da qui per produrre altre vie e verso altri luoghi il cui ricordo è troppo poco per una società che è a caccia di nuovo sviluppo.
Viandante, con mente acquatica battiamo piste nuove per strade che si facciano con l'andare.


Un nuovo inizio



Da oggi, 1° luglio 2015, la nuova Organizzazione Aggregata WWF Abruzzo Montano raccoglie ufficialmente il testimone dalla Struttura Territoriale Locale WWF Marsica, di cui proseguirà il prezioso lavoro che ha contribuito a far progredire la coscienza ecologica nel nostro territorio. Grazie quindi al WWF Marsica per quanto è stato fatto e tanti auguri al WWF Abruzzo Montano per le sfide future che l’attendono!