martedì 5 luglio 2016

I 50 anni del WWF Italia

Dal sito ufficiale di Francesco Petretti
http://www.francescopetretti.it/


Cinquanta anni fa nasceva il WWF Italia. Era l’estate del 1966, quando nello studio di Fulco Pratesi, in una tranquilla strada del quartiere Parioli a Roma, si incontrarono le poche persone che avevano deciso di intervenire in difesa della natura, che all’epoca era in balia di una crescita economica, demografica e urbana che stava travolgendo tutti gli ambienti naturali del Nostro Paese. I danni che si fecero in quel periodo furono quasi insanabili: furono gli anni in cui sparirono la foca monaca e l’avvoltoio monaco, il gipeto e il gobbo rugginoso, furono cancellate vaste paludi (Mezzano), distrutte le dune più belle, ridotti a meno di cento i lupi, estinti, o quasi gli orsi dell’Adamello Brenta, spazzate le lontre da tutti i fiumi e le lagune, tranne quelle del Cilento e della Basilicata. Insomma in quegli anni ci stavamo giocando il futuro del paesaggio naturale e della biodiversità in Italia, e se ciò non avvenne fu soprattutto grazie all’argine eretto da un manipolo di illuminati e un po’ visionari amanti della natura che realizzarono i primi interventi concreti. Nel bene e nel male, anche attraverso le inevitabili crisi che accompagnano la crescita e la maturazione di una “creatura” di cinquanta anni, al WWF va riconosciuto il merito di aver fermato la strage dei predatori, di aver fatto nascere l’attuale sistema delle aree protette, di aver conservato 35.000 ettari di ambienti naturali di altissima qualità, di aver lottato in difesa degli orsi e delle farfalle, dei cervi e dei lupi, dei cetacei e dei pipistrelli. Non ultimo, al WWF va ascritto il merito di aver “ importato” in Italia la moderna ricerca di campo sugli animali selvatici, in condizioni di libertà, ricerca che negli anni Sessanta e Settanta era fortemente progredita in tutto il Mondo (basti pensare ai lavori di Schaller, Goodal, Geist, Mech, Kruuk), ma in Italia era praticamente inesistente. Fu il WWF a promuovere i progetti di campo sul lupo, sull’orso, sul cervo sardo e successivamente su molte altre specie di vertebrati, invitando in Italia gli esperti stranieri che avviarono il lavoro, passando ben presto il testimone della ricerca ai primi zoologi italiani della fauna selvatica. Fu così che negli anni Ottanta nacque la prima vera scuola di zoologia dei vertebrati di campo che, con un termine moderno, potremmo definire biologi della conservazione. È motivo di orgoglio constatare, oggi, che, in un modo o nell’altro, praticamente tutte le più autorevoli figure italiane nel settore hanno lavorato anche con e per il WWF Italia.

Francesco Petretti

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