sabato 14 luglio 2012

Il giorno della pace


Di Valter Frigioni

La giornata del 1° luglio, “Facciamo pace con le Montagne”, organizzata da Mountain Wilderness con l’adesione di FederTrek, il patrocinio di WWF, LIPU, ALTURA e la partecipazione attiva di Ethnobrain  (accompagnatori di media montagna) e del CAI, si è svolta in Abruzzo sul Gran Sasso d’Italia e sul Monte Sirente. La Struttura Territoriale Locale del WWF Marsica ha partecipato all’escursione con propri rappresentanti sul Monte Sirente, per porre l’attenzione sul fatto che la montagna, che unitamente al Velino forma il Parco regionale omonimo, è in pericolo per:
1. la prevista riduzione dell’attuale perimetro del Parco da parte della Regione Abruzzo finalizzata al rilancio della speculazione turistica ai danni del paesaggio, della flora, della fauna e della storia degli abitanti locali;
2. il rinnovato tentativo di nuovi progetti di collegamento sciistico tra Campo Felice e Ovindoli con la certezza di periodi di innevamento sempre più scarsi e saltuari;
3. progetti di grande impatto ambientale e paesaggistico quali la realizzazione di almeno un campo da golf a Campo di Rovere(Rocca di Mezzo);
4. il mancato coinvolgimento della popolazione locale in progetti di vera valorizzazione dell’ambiente, della storia e dell’arte;
5. la mancata valorizzazione delle peculiarità agricole e pastorali degli altipiani. 

L’escursione per molti di noi è iniziata già nei giorni precedenti, con l’organizzazione, la raccolta delle adesioni, la preparazione psicofisica; si è poi concretizzata nelle otto ore necessarie a compiere i circa 18 km di tragitto andata e ritorno, con quasi mille metri di dislivello. La passeggiata può esservi raccontata dalle tante immagini catturate dalle nostre reflex (basta andare sul nostro gruppo facebook), ma vi assicuro che è solo vivendola, dopo aver scaldato i muscoli e cominciato ad inerpicarsi sui lunghi sentieri che avvicinano ad ogni passo la vetta nascosta, che si può comprendere a pieno il significato profondo di questo giorno. 

Il ritrovo: puntuali alle ore 7.30 ad Ovindoli, un breve tragitto in automobile, poi i boschi, le lande desolate, un po’ di macchia mediterranea, qualche pianta di cento colori fiorita; l’incontro con quadrupedi ruminanti, poi il silenzio, per quasi due ore, interrotto poi dall’ ”intelligentone” di turno che con il quad cerca di radunare alcuni cavalli. L’urlo di una gentile donzella (invocante la Forestale) e il tizio scappa a gambe, pardon, ruote levate. Siamo oltre i duemila metri, i primi cenni di stanchezza ora sono segnali sempre più insistenti, ma il paesaggio sta cambiando: ecco il valico che da sulle dolci colline della valle Subequana oltre a fornirci spettacolari strapiombi ci fa respirare un aria diversa. La vetta è vicina, il dolore passa, altri 200 metri di dislivello e un’altra vista inaspettata: un nevaio dello spessore di circa 1 m ed un’area approssimativa di circa 300 mq; poi eccone un altro, quasi marrone per il calpestio di splendidi cavalli che pascolano allo stato brado. 

Sono circa le 12.00 ed eccola, l’agognata cima, con la croce che individua il punto più alto: 2.348 m. In breve il gruppo si ricompatta, come sempre accade sui monti familiarizza con altri amanti della montagna, giunti in vetta, dopo gran fatica, per il solo piacere di esserci e far sentire la propria voce alle istituzioni: senza altri scopi, ma per fare pace, volendo, anche con chi non la fa con le nostre montagne.< Dall’alto il paesaggio è stupendo, la vista si perde attraverso una leggera foschia, tra i rilievi del Gran Sasso d’Italia, del Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise, del Velino, della Serra di Celano e, purtroppo, nello scempio delle piste da sci di Ovindoli. La sosta però è breve, giusto il tempo di rifocillarsi e riprendere le forze e il nostro gruppo inizia la discesa, non meno pesante per le nostre articolazioni, ma altrettanto appagante come l’ascesa mattutina.

Qualche scatto ancora delle macchinette fotografiche per immortalare i panorami  della storica giornata in difesa delle montagne italiane e non solo; poi un piccolo imprevisto per il nostro amico Ciro che a metà percorso ci dà una mezza “suola”, (nel vero senso della parola!), ma imperterrito porta a termine, entusiasta come tutti, il percorso sino ai circa 1.400 m della Val d’Arano. Il pomeriggio è inoltrato, giusto il tempo per la classica conviviale, il saluto ai compagni di viaggio d’ogni dove giunti ed una estasiante quanto fugace puntatina ai Piani di Pezza, spettacolare valle nel silenzio della domenica, che tale vuole restare, nei secoli a venire (chi vuol capire capirà!).

1 commenti:

Unknown ha detto...

Complimenti a Valter per il bel resoconto che ha redatto sulla faticosa e splendida giornata del primo luglio sul Sirente. per me e' stata un po' piu' dura perche' a meta' percorso dalla discesa della vetta mi hanno abbandonato quasi contemporaneamente i tacchi dei miei scarsi scarponi. La giornata e' stata importante per il nostro gruppo del WWF Marsica costituitosi da pochi mesi perche' ci ha permesso di conoscerci meglio e devo dire che il nostro gruppo e' formato da persone con una grande sensibilita' ambientalista come Valter, suo figlio Antonio e Tiziano. Un ringraziamento particolare va fatto agli amici Stefano, Sara e Lorenzo dell'associazione Ethnobrain che con la loro esperienza ci hanno guidato con i loro ottimi consigli nella salita e nella discesa del Sirente.
Ciro

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